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Nanni Moretti Biografia di Nanni Moretti

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a cura di Glauco Almonte
Giovanni Moretti nasce il 19 Agosto 1953 a Brunico, in provincia di Bolzano, dove i genitori, entrambi insegnanti, sono in vacanza. La sua infanzia è a Roma, segnata subito da due grandi passioni, il cinema e la pallanuoto: il primo film che vede, all’età di nove anni, è Soldati a cavallo di John Ford.
Sull’altro versante, la pallanuoto, le soddisfazioni non sono poche, nel 1970 gioca nella Nazionale Giovanile e in serie A nella Lazio. Nel frattempo alimenta una nuova passione, quella politica, entrando a far parte di gruppi della sinistra extraparlamentare d’ispirazione trotzkista.
Terminato il liceo classico, si compra una cinepresa super8 con la quale, nel 1973, gira due cortometraggi: La sconfitta, storia e crisi di un giovane militante, e Pâté de bourgeois, su alcuni amici disillusi e su una coppia in crisi. Con questi corti fa l’esordio ufficiale nel mondo del cinema, partecipando ai festival di Montecatini e, soprattutto, Venezia.
Nel 1977 gli viene offerta una piccola parte in Padre Padrone, dei fratelli Taviani, quindi è nuovamente la volta di un cortometraggio, una parodia de "I Promessi Sposi" intitolata Come parli frate?, nel quale interpreta anche Don Rodrigo.
Nel frattempo ha visto la luce il suo primo lungometraggio, ancora un super8, successivamente gonfiato in 16 mm, Io sono un autarchico: nasce il personaggio di Michele Apicella (il cognome è quello della madre di Nanni), alter ego del regista nella maggior parte dei suoi film futuri. Presentato al Filmstudio, il film rimane in programmazione per molti mesi ottenendo un grande successo di pubblico e soprattutto di critica.
In meno di due anni la sua popolarità varca i confini nazionali, conquistando il pubblico francese, che non lo abbandonerà più, con Ecce bombo, in concorso al festival di Cannes. La risposta del pubblico è enorme, èd Ecce bombo rappresenta un vero e proprio successo commerciale.
Critica e pubblico si dividono nell’81, anno di Sogni d’oro: la giuria del festival di Venezia, presieduta da Italo Calvino, gli assegna il Gran Premio Speciale, ma in sala l’accoglienza è tiepida e gli incassi del film precedente una chimera.
Gli anni ’80, partiti con questo mezzo passo falso (soltanto dal punto di vista commerciale, sia chiaro), segnano invece la definitiva affermazione morettiana con due pellicole: Bianca, del 1983, e La messa è finita, posteriore di due anni, con la quale vince l’Orso d’Argento al festival di Berlino. Quest’ultima, che si segnala anche per il momentaneo accantonamento del protagonista-specchio Michele Apicella, riscuote un successo impensabile in tutta Europa: la prima proiezione alla “Cinémathèque” parigina è seguita da dieci minuti di applausi.
La seconda metà degli anni ’80 lo vede impegnato nella nuova veste di produttore: insieme ad Angelo Barbagallo fonda la “Sacher Film”, il cui nome rivela, come se i film precedenti non fossero bastati, la quarta passione di Nanni, i dolci. Il primo film della neonata casa produttrice è Notte italiana di Carlo Mazzacurati, presentato nell’87 a Venezia; l’anno dopo è la volta di Domani accadrà, opera prima di Daniele Luchetti (già aiuto regista in Bianca e La messa è finita), nella quale Moretti compare anche come attore.
Il decennio più intenso dell’attività morettiana si chiude con un film che sintetizza le sue grandi passioni, cinema (col Dottor Zivago), politica, pallanuoto e dolci. Si tratta di Palombella rossa, proiettato a Venezia all’interno della ‘settimana della critica’ dopo esser stato rifiutato alla sezione in concorso. Il ’90 vede Nanni alle prese col suo primo documentario, La cosa, sul dibattito interno al PCI che porterà alla rifondazione del partito e alla nascita del PDS; il film, catalogabile come mediometraggio, viene acquistato e trasmesso dalla RAI proprio nei giorni che segnano la fine del Partito Comunista.
Nel 1991 nasce il “Nuovo Sacher”, un cinema romano vicino Porta Portese, ristrutturato da Moretti e, da qui in avanti, punto di riferimento per la distribuzione dei film di qualità.
Ne Il portaborse, di Luchetti, Nanni interpreta un ministro socialista, scontrandosi questa volta con governo e televisioni ma non con il pubblico, che riempie le sale.
Caro diario, del ’93, settimo lungometraggio di Moretti, è nuovamente un successo di enormi dimensioni, conquistando, tra gli altri, Nastro d’Argento, Premio per la miglior Regia a Cannes, David di Donatello e Premio della Critica a Berlino.
Il ’95 lo vede impegnato in un inutile corto-denuncia sul rischio di un governo-Berlusconi, L’unico paese al mondo, firmato da molti registi italiani ma rifiutato da quasi tutte le sale cinematografiche.
L’Aprile del ’96 rappresenta un momento storico, con la nascita del figlio Pietro e la vittoria elettorale di una coalizione di centro-sinistra: le emozioni, ma soprattutto le immagini di quel periodo della vita di Nanni (che si lascia finalmente alle spalle Michele) prendono forma nell’omonimo film del ’98, Aprile.
Nei sette anni che seguono Moretti realizza un solo film, La stanza del figlio, Palma d’Oro al festival di Cannes, nel quale esorcizza le sue nuove paure di padre. Sul versante politico, fa registrare importanti interventi allo scopo di risvegliare una sinistra che pare addormentata, scendendo per strada in prima persona e dando vita al movimento di protesta ribattezzato “girotondini”.
Dopo mesi di silenzio attorno alla preparazione del film su Berlusconi, silenzio degnamente simboleggiato dal trailer muto, nel marzo del 2006 esce Il Caimano: dietro la storia di un produttore cinematografico in crisi Moretti tratteggia un ritratto dell'uomo che, da metà degli anni '90 politicamente e da almeno 15 anni prima economicamente e mediaticamente, guida l'Italia. Al clamore del film fanno seguito anni di apparente disimpegno politico e creativo, con la conduzione di due edizioni del Festival di Torino. Lo stesso riserbo del Caimano avvolge il nuovo film col quale Nanni torna in concorso a Cannes: Habemus Papam ci presenta un uomo che crolla psicologicamente di fronte alla responsabilità di un compito straordinario; dietro al cardinale eletto Papa troviamo un uomo che non ha fatto pace con se stesso, con i suoi desideri mai realizzati, con la depressione di una condizione estremamente umana.
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