Mai un verdetto di Cannes è stato tanto aperto. Le pochissime indiscrezioni indicano "Volver" di Almodovar favorito per la Palma d'oro. A favore di Almodovar parla anche una battuta di Nanni Moretti: "Effettivamente è un film che sta mettendo d'accordo tutti". I 'rumors' della Croisette dicono comunque che la giuria, si riunirà ancora in mattinata per decidere.
Ieri è stato il giorno di "El laberinto del fauno" del regista messicano Guillermo Del Toro, che, archiviato il periodo americano (Blade 2, Hellboy), torna a girare una storia più personale. Il film è ambientato durante la guerra civile in Spagna. A metà tra fantasy e ricostruzione storica, il film racconta le avventure di una ragazzina, Ofelia, divisa fra una realtà che non le piace - il nuovo marito della mamma, capitano dell’esercito franchista - e un mondo di sogno, scoperto alla fine di un labirinto. Pan, il guardiano del labirinto, è una strana creatura magica e demoniaca che rivela ad Ofelia che è la principessa scomparsa di un antico reame.
Tra gli ultimi film presentati, ambientato nella Buenos Aires del 1977, "Cronica de una fuga" del regista uruguaiano Israel Adriano Caetano, è la storia vera di quattro ragazzi rapiti dal regime di Pinochet, rinchiusi in una villa e sottoposti a torture e interrogatori fino a quando i quattro, nudi, seviziati decidono con coraggio di evadere, e poi espatriare in Europa.
"Cabiria", capolavoro di Giovanni Pastrone del 1914, ha chiuso la sezione 'Cannes Classics' nella sua versione restaurata a cura del Museo Nazionale del Cinema di Torino in collaborazione con i PresTech Laboratories di Londra. La proiezione sarà accompagnata al pianoforte da Stefano Maccagno e sarà preceduta da una video-presentazione di Martin Scorsese. La proiezione di Cannes inaugura il tour mondiale di "Cabiria": a luglio sarà alla National Gallery of Art di Washington, mentre a ottobre Le Giornate del Cinema Muto di Pordenone presenteranno entrambe le versioni restaurate.
Per la serata di chiusura Cannes ha scelto Tony Gatlif. "Transylvania" con Asia Argento prosegue la ricerca del cineasta nato ad Algeri sull'identità e le radici del popolo rom, stavolta nei territori remoti della Romania, che il cinema ha praticato soprattutto per raccontare storie di vampiri e che il regista di "Exils" ama perché "è una terra dove convivono russi, ungheresi, romeni, rom, tedeschi: ognuno parla la sua lingua e s'incrociano in un meticciato pacifico...ma è anche un paese che è uscito da poco dal comunismo e che è stato massacrato dal totalitarismo di cui porta le tracce anche nel paesaggio". |