Cinema del Silenzio - Rivista di Cinema

Roma 2006 19/10: Davide Ferrario presenta "La strada di Levi"

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a cura di Andrea Olivieri
Un road-movie sui paradossi del nostro tempo: un viaggio lungo 6.000 chilometri, attraverso la Polonia, l'Ucraina, la Bielorussia, la Moldavia, la Romania, l'Ungheria, la Slovacchia, l'Austria, la Germania e di nuovo l'Italia. E' quello compiuto da Primo Levi subito dopo la liberazione il 27 gennaio del 1945 dal campo di concentramento di Auschwitz. Gli furono necessari 10 mesi prima di tornare a casa sua, a Torino. Sessant'anni dopo il regista Davide Ferrario ha ripercorso lo stesso itinerario intrapreso dallo scrittore de "La tregua" e visitato gli stessi luoghi per raccontare l'Europa post-comunista di oggi ne "La strada di Levi", già presentato con successo al festival di Toronto e ora in concorso alla Festa del Cinema.
"Non è un documentario sull'Olocausto o su Primo Levi, ma con Primo Levi" - chiarisce subito il regista - che ha anche prodotto il film e scritto la sceneggiatura insieme a Marco Belpoliti. "E' un road-movie, un film di fiction senza attori". Il perché di questo lavoro lo spiega la voce fuori campo dello stesso regista già nelle prime immagini del film, che si apre con una carrellata lungo le macerie di Ground Zero: "Noi, come Primo Levi allora, viviamo oggi al termine di una tregua. Per Levi si trattava della tregua tra la fine della Seconda Guerra Mondiale e l'inizio della Guerra Fredda, per noi è quella tra la caduta del Muro di Berlino e l'11 settembre 2001. Nel nostro film non abbiamo trovato la risposta a cosa ci aspetta. Ci siamo solo messi in viaggio, per incontrare persone, senza preconcetti, per comprendere i paradossi in cui noi europei stiamo vivendo”. "La strada di Levi" arriverà nelle sale italiane il 19 gennaio, "ma non vogliamo che si leghi l'uscita con le celebrazioni per il Giorno della Memoria, ci sembrava soltanto i momento migliore per evitare la troppa concorrenza di questo periodo e quella dei film di Natale".
Si ride alla Festa del Cinema di Roma con la divertente commedia diretta in tandem dai registi francesi Eric Toledano e Olivier Nakache, "Primi amori, primi vizi, primi baci". Presentato tra gli applausi alla Festa del Cinema di Roma, nella sezione Alice nella città, il film esce nelle sale italiane il 27 ottobre distribuito da Filmauro e da stasera sarà presentato in anteprima in 54 città, da Palermo a Venezia, e anche in provincia. "Primi amori, primi vizi, primi baci" è ambientato in un colonia estiva allestita in uno splendido castello durante tre settimane nelle quali succede di tutto, non solo ai piccoli ospiti che faranno le loro prime importanti esperienze, ma anche ai tre animatori. "La nostra amicizia è nata proprio 15 anni fa durante una colonia estiva e insieme abbiamo vissuto emozioni molto forti che sono tornate a galla con questo film" raccontano Toledano e Nakache.
E' una coproduzione italiana il nuovo film del cineasta argentino Pablo Trapero, "Nacido y criado", che non passerà inosservato. Il protagonista è Santiago (Guillermo Pfening), un giovane che conduce una vita agiata grazie all'atelier che gestisce con successo con la moglie Milly (Martina Gusman). A completare il quadro felice c'è la loro bambina, Josefina. Poi la tragedia e il lutto ai confini con la follia.
"Volevo fare un film sui giovanissimi migranti arrivati soli a Roma dall'Afghanistan e dai paesi dell'Est Europa ma mi sono ritrovata a raccontare l'invisibilità". Così Costanza Quatriglio spiega come è nato il film documentario "Il mondo addosso", presentato nella sezione Extra della Festa del Cinema. "La prima cosa che ho dovuto capire - spiega la giovane regista - è come rappresentare ciò che non potevo mostrare: quel carico di dolore, di paura, di smarrimento e di necessità di riscatto prima ancora che di affetto, che molti dei giovanissimi incontrati portavano con sé". Gli 'invisibili' di cui parla e a cui ha voluto dare visibilità sono Mohammad Jan, Cosmin, Inga e Josif; "Ognuno di loro compie insieme alla macchina da presa un viaggio dentro percorsi concreti di riscatto ma anche di solitudini e scelte, fino a quando la maggiore età non incombe e ancora una volta la legge della selezione è più forte".
"Non si può ottenere sempre ciò che si vuole": è questa la lezione, nelle parole della regista danese Susanne Bier, di "Dopo il matrimonio", presentato Fuori concorso alla Festa di Roma e nelle sale italiane il 22 dicembre distribuito da Teodora Film. "Dopo il matrimonio - spiega la regista - inquadra anche il rapporto tra Oriente e Occidente, tra India ed Europa, gli aiuti umanitari, l'ansia che pervade la nostra società, ma soprattutto che cosa succede quando una persona (Jorgen) attua un piano di vita senza considerarne le conseguenze: ho voluto riflettere sulle aspettative mancate".
Nella giornata di domani: Cinema 2006. Cinema italiano protagonista della sezione competitiva della Festa con "A casa nostra" di Francesca Comencini, in programma nella Sala Sinopoli, e ancora la presentazione al pubblico del nuovo film di Roberto Andò, "Viaggio segreto" (Sala Petrassi). Giornata conclusiva, poi, di Alice nella città con la proiezione di "Salvatore - Questa è la vita" di Gian Paolo Cugno, cui seguirà la cerimonia di premiazione.