Cinema del Silenzio - Rivista di Cinema

Robert Altman Il cinema perde un simbolo, un artista, un uomo

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E' morto all'età di 81 anni a Los Angeles Robert Altman, regista simbolo del cinema d'autore americano. Nato nel 1925 a Kansas City nel Missouri, Altman ha firmato alcune pellicole storiche del cinema americano. Sempre caustici e feroci i suoi film, riconoscibilissimi per stile e contenuti, non hanno mai risparmiato nulla alla società americana, testimonianza, in fondo, del suo grande amore per il proprio paese.
Candidato cinque volte all'Oscar senza mai vincerlo, è stato onorato dall'Academy lo scorso anno con un meritatissimo e dovuto Oscar alla carriera; "All Oscar ci tengo: è tutta pubblicità gratis" - aveva detto il regista. Il cinema europeo, che lo ha sempre molto amato, gli ha fatto vincere la Palma d'Oro a Cannes nel 1970 con "M.A.S.H.".
Tra i suoi titoli più celebri ricordiamo "Nashville", viaggio nel profondo spirito americano attraverso il mondo della musica country, "M.A.S.H.", manifesto paficista ambientato nella guerra di Corea ma che parlava del Vietnam, "America Oggi", vincitore del Leone d'Oro alla Mostra del Cinema di Venezia (ex-aequo con 'Film Blu'), "I Protagonisti", un feroce atto d'accusa al mondo di Hollywood. Altri suoi capolavori sono considerati "Il lungo addio" (un noir con Elliot Gould nei panni di Marlowe), "Anche gli uccelli uccidono", "Un matrimonio". Il suo ultimo film, "Radio America", la storia dell'ultimo spettacolo del più noto programma radiofonico USA, era stato interpretato da molti come una sorta di testamento spirituale di Robert Altman.
Robert Altman viene considerato il padre del racconto frammentato. "Magnolia" di Paul Thomas Anderson e molto del cinema di Tarantino sono ispirato al suo modo di girare. Non è infatti un caso che proprio Anderson fosse stato "preparato" dalla produzione di "Radio America" nel caso in cui Altman non fosse riuscito a terminare le riprese del suo ultimo film.
Ha diretto Vittorio Gassman ben due volte (Un matrimonio e Quintet) e l'attore italiano sosteneva che fosse il regista più simile a Dino Risi. Amato e riamato dal cinema italiano, ha fatto ripetere, in "Pret a Porter", a Mastroianni e alla Loren il celebre spogliarello di "Ieri, oggi e domani".
Territoriale e spesso legato alla città dove era nato (magnifico il film Kansas City) non ha solo raccontato storie intrecciate, ma si è cimentato anche con il cinema di genere. Ha diretto thriller (Images), fantascienza (Quintet), commedie alla Woody Allen (Terapia di gruppo), anche film su commissione. Veniva dalla televisione, che in parte aveva rivoluzionato, come Sam Peckinpah. Nel 1996 riceve il Leone d'Oro alla Carriera alla Mostra del Cinema di Venezia e nel 2002 vince il Golden Globe come miglior regista per "Gosford Park".
Come regista Robert Altman ha sempre preferito storie che mostrassero le relazioni esistenti tra diversi personaggi, dichiarando di essere più interessato nelle motivazioni dei personaggi piuttosto che alle trame intricate. Ostile a Bush, irriverente con i potenti, Altman non ha mai sposato i luoghi comuni del sogno americano. E tutte le sue scelte controcorrente le ha pagate di persona, con lunghi periodi di emarginazione. Altman non ha mai pensato di lasciare il lavoro, e a chi ha osato toccare questo tasto ha sempre risposto: "Andare in pensione? Stai parlando della morte, giusto?". "Fare film - spiegava - è un modo per vivere tante vite".
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