David Lynch Biografia di David Lynch
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Eclettica e visionaria icona della cinematografia mondiale, David Lynch (20 Gennaio 1946, Missoula, Montana, USA) è un moderno artista del rinascimento (così viene definito) che attraverso le sue opere ha sviscerato l'inconscio umano, conducendoci al limite dell'immaginifico. Cineasta, pittore, designer, scultore, fumettista, compositore e molto altro ancora: nel corso della prodigiosa carriera, il divo ha espresso la sua essenza astrale mediante le più svariate forme artistiche. La realtà violenta della periferia di Philadelphia ispira il giovane David per il suo debutto nel grande schermo: "Eraserhead - La mente che cancella" (1977), horror girato per l'American Film Institute. Oltre a produrlo e dirigerlo, Lynch ne firma la sceneggiatura, la fotografia, il montaggio nonché gli effetti speciali. Lavorerà ossessivamente a questo progetto per cinque anni, mezzo decennio travagliato da mille disastri finanziari: per via dei debiti dovuti alla realizzazione del film, David perde la casa ed è costretto a dormire nel set all'insaputa della troupe eliminando sapientemente, alla mattina, ogni traccia del bivacco. Già in questa pellicola prima emerge il suo affascinate stile allucinato e inquietante, completamente estraneo a tutto ciò che è stato creato fino ad allora. Nel 1980 arriva la consacrazione definitiva: David firma la direzione del dramma vittoriano "The Elephant Man". Il film è la ricostruzione romanzata della vita di John Merrick, un uomo realmente esistito nel tardo Ottocento, orrendamente deformato a causa di una malattia genetica. Questa opera struggente e di eccezionale bellezza, interpretata in modo superbo da Anthony Hopkins e John Hurt, ottiene un enorme successo di pubblico e critica. Nella notte della 52esima edizione degli Academy Awards, "The Elephant Man" si aggiudica ben otto nomination all'Oscar ma scandalosamente non ne vince neanche uno. Ciò nonostante, David Lynch diviene un mito, un emblema di inimitabile genialità. È il 1984 quando è dietro la macchina da presa del suo primo film a colori: il fantascientifico "Dune". A quei tempi Lynch accetta la proposta di De Laurentis di girare questa pellicola, assicurandosi di avere carta bianca per il prossimo lungometraggio. L'opera in questione è l'eccessivo e delirante "Velluto Blu", escluso dal Festival di Venezia con l'accusa di pornografia gratuita. Pertanto, l'opera rimane la sua "creatura" più personale e singolare dalle origini. Durante le riprese, il divo viene incantato dallo charme di Isabella Rossellini, con la quale ha una relazione. Arriva il 1990 e con esso il paradossale "Cuore Selvaggio": presentato al Festival di Cannes, il film tra fischi e polemiche, vince la Palma d'Oro come migliore pellicola. È in questo periodo che l'eccentrico cineasta genera la sua opera più innovativa fino ad allora: la serie tv "I Segreti di Twin Peaks". Questa telepsychonovela di elevata fattura scandalizza e turba il pubblico del piccolo schermo, accaparrandosi numerosi riconoscimenti. Nel 1997 ingaggia Bill Pullman, Patricia Arquette e altre stelle di Hollywood per l'ipnotico "Strade Perdute". Due anni dopo invece dirige Richard Farnsworth e Sissy Spacek nel commovente "Una storia vera". Nel 2001 la mente di questo eccelso artista partorisce una delle sue migliori opere in assoluto: "Mulholland Drive". Onirico, conturbante, sinistro, ambiguo, estremo, complesso: in una sola parola Lynchiano. Questo thriller racchiude in sé tutta la sofisticata entità del regista che mediante la straordinaria pellicola si aggiudica la Palma d'Oro per la miglior regia al Festival di Cannes, in ex aequo con "L'uomo che non c'era" di Joel Coen. Nel 2006 è stato insignito con il Leone D'oro alla carriera, durante Venezia 63. I mille universi di David Lynch continuano nel suo ultimo lavoro "Inland Empire", la storia di un mistero. Il mistero di un insieme di mondi che si svelano intorno a una donna. |
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