Cinema del Silenzio - Rivista di Cinema

Berlino 2007 10/02: De Niro e la storia della CIA

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a cura di Andrea Olivieri
Tanti applausi e qualche perplessità alla proiezione per la stampa de "L'ombra del potere - The Good Shepherd", l'attesissimo film di Robert De Niro sulla Cia, in gara per l'Orso d'Oro e in Italia dal prossimo 20 aprile. Alla sua seconda regia dopo "Bronx", il due volte premio Oscar si affida a Matt Damon e Angelina Jolie per un thriller politico sulle torbide origini dell'agenzia americana: è rimasto deluso chi da lui si aspettava un attacco frontale.
La critica alle istituzioni passa tutta dalla prospettiva privata del protagonista: Edward Wilson, un promettente studente di Yale, reclutato all'alba della seconda Guerra Mondiale e poi sacrificatosi a scapito della sua stessa vita e famiglia. A sollevare qualche dubbio anche la complessa struttura attraverso cui De Niro ricostruisce la storia. All'ambientazione durante la crisi missilistica con Cuba del 1961 si alternano infatti sempre più numerosi e faticosi flashback, volti a smascherare una misteriosa pista, in cui si trova imbrigliato il giovane Wilson.
Letteralmente preso d'assalto dai giornalisti internazionali, Bob De Niro non dà però soddisfazione alla stampa. Sorridente, ma poco disponibile ad approfondire, si presenta con Matt Damon e la star tedesca Martina Gedeck, declinando qualsiasi riferimento polemico alla Cia: "Da americano e regista non ho voluto avanzare nessuna critica, ma dirigere soltanto nella maniera più onesta possibile. A portarmi a questo film - dice - è l'interesse che da sempre ho nutrito nei confronti della Guerra Fredda e delle trame che l'hanno caratterizzata".
A stendere oscure ombre sulle origini dell'agenzia americana è però la stessa storia, per lui sceneggiata da Eric Roth. Numerosi, infatti, i dubbi sulla sua democraticità, che sollevano le stesse vicende del protagonista. A parte il filo diretto con la massoneria e i metodi poco ortodossi utilizzati per gli interrogatori, emblematica è una battuta di De Niro quando, nei panni del generale Sullivan, illustra la composizione della neonata agenzia: "Niente negri, niente ebrei e pochi cattolici. Ma giusto perché io sono cattolico".
Fra le righe del complesso intreccio, che ricostruisce tappe e carriera di Wilson dalla Berlino del '45 a Cuba e Washington, non mancano poi i riferimenti all'immoralità del lavoro che è chiamato a svolgere: "Salvati finché hai ancora un'anima - lo mette in guardia una vecchia spia - questo è un lavoro davvero sporco". I numerosi accenni polemici non sembrano però smuovere De Niro, che imbeccato sull'11 settembre, nega tutto e difende a spada tratta la Cia: "In quell'occasione ha sicuramente sbagliato - spiega - ma né più né meno di tutti noi".
Nella sezione competitiva di oggi anche il cinese "Tuya's Marriage" di Wang Quan'an, e la coproduzione tedesca-austriaca "The Counterfeiters" del regista Stefan Ruzowitzky.
Nella sezione Panorama Special è stata presentata oggi l'opera prima dell'attrice Julie Delpy, la commedia sentimentale "2 Days in Paris".
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