Berlino, arriva la Stone e stupisce tutti. Nel film indipendente "When a man falls in the forest" di Ryan Eslinger, in concorso alla Kermesse, Sharon Stone appare struccata e disperata. Instabile e disturbata per amore del set, nella pellicola l'attrice 49enne interpreta una donna instabile e disturbata, incapace di invecchiare. "Interpretare questo ruolo è stato doloroso ma liberatorio - dice la Stone - Viviamo nella società del Prozac, un mondo anestetizzato, in cui vige la sistematica mortificazione dei sentimenti".
Dissociazione e frustrazioni accomunano anche gli altri due principali personaggi del film. Timothy Hutton interpreta il marito della Stone, vittima della sua stessa incapacità a comunicare con lei e col resto del mondo. Dylan Baker è Bill, l'addetto alle pulizie dell'azienda in cui l'uomo lavora, e che lui riconosce come il nerd che prendeva di mira ai tempi della scuola. A cambiare, da allora, è però soltanto l'esasperazione delle sue fobie: sempre più dissociato, goffo e pieno di tic, Bill vive prigioniero di un isolamento, da cui fugge soltanto nel sogno.
"Questo film mi ha aiutato a capire quanto sia necessario abbandonarci anche alle emozioni di cui più abbiamo paura", continua Sharon. A esasperare il contrasto con maturità e profondità del ruolo è anche l'icona di "Basic Instinct", a cui l'attrice è ancora indissolubilmente legata: "Ogni attore o attrice ha un titolo a cui deve la popolarità e che poi gli consente di andare avanti. Nonostante da allora sia cambiata molto, sono grata a Basic Instinct, proprio per avermi dato poi la possibilità di fare altre cose e dedicarmi a quello che mi piace di più".
Due donne, due diversi tipi di solitudine, uno scandalo, vocazione al tradimento: è "Diario di uno scandalo", il film di Richard Eyre. La pellicola, fuori concorso oggi a Berlino, è in attesa che almeno due delle quattro nomination all'Oscar si trasformino in statuette, quelle per le due attrici, protagonista e non, Judi Dench e l'inquieta Cate Blanchett, già vista qui a Berlino qualche giorno fa per "The Good German". Tratto da un romanzo di Zoe Heller, il film modifica la forma diaristica del libro in un confronto tra due vite, due mondi, due solitudini.
Fa parte, invece, della sezione competitiva di oggi, il francese "Le tèmoins" (The Witnesses) di André Techiné con Michel Blanc ed Emmanuelle Béart e Julie Depardieu. Un film in tre atti, in cui amori, frustrazioni e ossessioni dei protagonisti si intrecciano per raccontare la diffusione dell'Aids in Francia, a metà degli anni '80.
"L'urgenza di questo film - dice il regista - nasce da spinte molto intime e personali. Più che una testimonianza storica, viene dalla sensazione di essere scampato a un triste destino". |