Cinema del Silenzio - Rivista di Cinema

Berlino 2007 14/02: Sparta come Usa nel graphic-kolossal "300"

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a cura di Andrea Olivieri
Retorica bellicista in sontuosa veste grafica. La guerra torna fuori concorso alla Berlinale anche nel kolossal "300", girato con attori dal vivo e ambientazioni totalmente ricreate al computer.
"C'è un legame profondo tra tutti gli eroi creati da Frank Miller. Tra i protagonisti di Sin City, V per Vendetta, 300 e perfino con il Batman che lui ha disegnato. L'essenza della sua arte sta nel creare mondi in cui è difficile entrare semplicemente uscendo dalla porta di casa e semplicemente guardandosi intorno". Così il regista Zack Snyder definisce l'opera del leggendario autore di fumetti Frank Miller dal cui lavoro ha tratto "300" ispirato alla sanguinosa battaglia delle Termopili.
"Per me 300 non è tanto una metafora, bensì una finestra nella mente di un popolo antico come gli spartani - prosegue il regista - Gente incapace di dialogare e pronta a combattere per la sua libertà. Non faccio film in difesa della guerra, ma delle realtà. Credo che gli spartani non fossero molto lontani dall'essere dei 'cattivi'. La storia è vecchia 2400 anni ed è già stata raccontata centinaia di volte, eppure mantiene ancora una sua grandissima attualità. Non mi stupisce quindi che ci si possano leggere dei riferimenti all'oggi. La vera domanda è piuttosto: chi sarebbe il Bush del film? Ci sono abbastanza argomenti per identificarlo sia in Leonida che nel persiano Xerxes".
Lettere dalla Masseria: "Faremo come Eastwood. Dopo questo film, ne gireremo un altro che racconterà il genocidio armeno dalla parte dei turchi". Alle polemiche degli scorsi giorni, i fratelli Taviani rispondono abbassando i toni: "La violenza dei Giovani Turchi che denunciamo nel film non appartiene alla storia del popolo turco. Uccidersi tra fratelli e dandosi del tu è però fra le cose piu' brutte che possano accadere al genere umano. Come l'Italia ha dovuto confrontarsi col Fascismo e la Germania col Nazismo, non capiamo perciò perchè anche la Turchia non possa fare i conti col proprio passato".
Presentato alla Berlinale come evento Speciale e in Italia dalla fine di marzo, "La masseria delle allodole" era stato proprio ieri accusato da un esponente turco di Eurimages, il fondo europeo che lo ha cofinanziato, di essere addirittura "razzista" e "pericoloso": "Sappiamo bene di chi si tratta - replicano i Taviani - l'unico che si è opposto al finanziamento, su ben 34 membri della commissione. Ognuno ha il diritto a pensarla come vuole e il dovere di assumersene le responsabilità".
Dal festival di Berlino ancora una drammatica accusa alla follia di ogni guerra. Dopo "Lettere da Iwo Jima" di Clint Eastwood, a ribadire l'appello pacifista è l'israeliano "Beaufort" di Joseph Cedar, presentato oggi in concorso. Amara ironia della sorte, il film in concorso torna prepotentemente d'attualità con la seconda guerra fra Libano e Israele.
"La vera battaglia dei protagonisti - spiega il regista - non è contro i libanesi, ma contro la guerra in sé e chi li ha mandati a combatterla. Non esiste un vero nemico, perché ai fini della storia è irrilevante. Quella che racconto è una vicenda senza luogo e senza tempo". In corsa per il Leone d'Oro anche "Yella" di Christian Petzold, presentato nella giornata di oggi. Nella sezione Panorama da segnalare il francese "Anna M." e l'esordio alla regia dell'americana Sarah Polley con "Away From Her".
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