Cinema del Silenzio - Rivista di Cinema

Sydney Pollack Biografia di Sydney Pollack

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Sydney Pollack (1 Luglio 1934, Lafayette, Indiana, USA), formatosi in televisione, esordì nel cinema con "La vita corre sul filo" (1965), opera di forte intensità drammatica ma ancora troppo influenzata dai modelli televisivi. La sua produzione paga sempre un tributo al cinema americano classico, attraverso la reinvenzione dei suoi generi, che utilizza per tematiche d'ordine sociale ed esistenziale come l'inganno, la sconfitta, la solitudine, la libertà, il potere. C’è chi dice che Pollack se la sia sempre cavata benissimo con i suoi attori innanzitutto perché è un bravo attore egli stesso. Recitando in "Caccia di guerra" (Denis Sanders, 1961) diventa amico dell’esordiente Robert Redford, con cui poi stringerà un fruttuoso sodalizio artistico; nel 1982 è Dustin Hoffman a insistere perché il regista diriga se stesso in "Tootsie" (1982), nella parte dell’agente dell’irresistibile attore-travestito Michael/Dorothy. Tutta la sua fortunata carriera sarà imperniata su di una intelligente ricerca d’equilibrio: i classici canoni stilistici hollywoodiani applicati a nuovi contenuti e a nuovi punti di vista sulla storia e sulla contemporaneità. I copioni "a orologeria" corrispondono a quello che probabilmente è il tema più sentito e ricorrente nel suo lavoro: il senso del tempo che scorre, declinato nel presente come nel passato. Gli individui contano più delle idee, i sentimenti più delle ideologie: ma i destini sono sempre segnati, o meglio guidati, dai più ampi e ineludibili contesti storici, sociali e culturali. Sono gli anni settanta, in particolare, a registrare la capacità di manovra di Pollack nell’incrocio tra generi e contesti di "avventura esistenziale". "Corvo rosso non avrai il mio scalpo", 1972, con Robert Redford, "Come eravamo", 1973, di nuovo con Redford e Barbra Streisand; "I tre giorni del condor", 1975, e "Il cavaliere elettrico", 1979 (sempre con Redford: a tutt’oggi hanno lavorato insieme sette volte, per altrettanti successi); ancora nel 1975 "Yakuza", con un Robert Mitchum superbamente invecchiato, tra western e noir, in trasferta giapponese. Negli anni ottanta e novanta, dopo l’exploit glamour di "La mia Africa" il suo primo oscar nel 1985, Pollack dedica più energie alla produzione che alla regia. È comunque dietro la macchina da presa in "Havana" (1990), "Il socio" (1993), il remake di "Sabrina" nel 1995; sempre pellicole di inappuntabile, misurato professionismo spettacolare. Nel 2005 dirige il thriller "The Interpreter" - intrighi politici e inganni al palazzo dell'ONU - con Nicole Kidman e Sean Penn e successivamente il documentario "Frank Gehry, creatore di sogni", un emozionante ritratto di un genio creativo del nostro tempo.
Pollack ha inoltre partecipato come attore a "Mariti e mogli" (1992) di Woody Allen e "Eyes wide shut" (1999) di Kubrick.