Cinema del Silenzio - Rivista di Cinema

Taormina 2007 18/06: apre "Fly boys", Curtis Hanson rilancia

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a cura di Francesco Olivo
I contrasti tra linguaggi, generi, stili è la caratteristica dei festival più riusciti. Con questo criterio si può dire che la seconda giornata di Taormina segna un punto a favore della 53esima edizione.
La mattina vede ancora protagonista l’eroe di casa Peppuccio Tornatore, che dopo aver ricevuto premi e celebrazioni nell’inaugurazione, tiene una lezione di cinema in un Palazzo del cinema stracolmo. Pubblico attentissimo, giovani e giovanissimi, tutti ad ascoltare i racconti del regista premio Oscar. Prima una lunga dissertazione su come un’idea diventa film (“impossibile stabilire una regola, ogni volta è diversa dall’altra, un’intuizione, l’osservazione del mondo che ci circonda, la lettura di un libro”), poi spazio alle domande del pubblico. Tornatore ha cercato con efficacia di sfatare la sua icona di nostalgico della sala cinematografica di una volta, fama che arriva ovviamente da nuovo cinema paradiso. “La scomparsa della sala non è la fine del cinema. E’ una realtà che si trasforma, ma l’essenza primordiale resta: raccontare storie per intrattenere le persone”. La riflessione sulle nuove tecnologie non è affatto banale: “La questione è la durata distributiva, un tempo era lunghissima, oggi è via via sempre più breve. Tra alcuni anni il film uscirà in tutti i supporti contemporaneamente, il produttore saprà subito quanto ha incassato. La pirateria verrà sconfitta dalla tecnologia, non dalle campagne pubblicitarie, è ovvio che se si può pagare un dvd un euro è meglio che pagarne venticinque”. Tornatore ha poi spiegato il suo approccio da spettatore (“sono onnivoro, vedo tutto”) e le sue speranze per il futuro della settima arte, “il digitale consentirà a tutti di fare film, poi i migliori avranno successo. E’ come per la scrittura, tutti possono prendere carta e penna, questo non impoverisce la letteratura, perché i bei libri continuano a essere scritti. Così andrà anche per il cinema, io nella mia carriera ho fatto otto film, con le nuove tecniche ne potrei fare uno a settimana”.
Si diceva dei salti di linguaggi e di generi cinematografici, così dopo la lezione del regista di Bagheria, ecco arrivare al Palazzo dei congressi le star di Hollywood. Sono stati presentati, infatti, i film americani "Le regole del gioco" di Curtis Hanson e "Flyboys", le giovani aquile di Tony Bill. A Taormina sono sbarcati Eric Bana, protagonista di "Munich" di Spielberg e "Hulk", e il grande Robert Duvall, mitico colonnello Kilgore di "Apocalypse now". I tanti turisti americani che affollano la cittadina siciliana, spesso del tutto ignari della rassegna cinematografica, hanno salutato con grande stupore i due divi, per la seria “che ci fai qui?”.
"Le regole del gioco" è film ambientato nei casinò di Las Vegas, dove per due ore abbondanti Bana e Duvall si affrontano in lunghe sfide a poker, sotto gli occhi di Drew Barrymore (assente qui a Taormina). “Non avevo mai giocato a carte – ha raccontato Duvall - ho dovuto imparare, ho fatto i compiti e alla fine è stata un’esperienza divertente”. Premio per la migliore battuta per Eric Bana, che alla domanda “quale film non faresti?” risponde candidamente “farei tutto, ma non un porno”.
Sempre in tema major, è stato proiettato "Fly boys", giovani aquile, film lungo e molto convenzionale di Tony Bill, già produttore di successo. E’ una storia di una squadra speciale di piloti americani, che si arruolano volontari nella prima guerra mondiale per sostenere la Francia, prima dell’ingresso nel conflitto degli Stati Uniti. Eroismo, amore e virtuosismi areonautici, ma nulla più.
Come in ogni festival che si rispetti arriva la polemica: sembra che Tony Bill, regista non proprio di fama, ci sia rimasto male per la scarsa accoglienza della sua opera. Il Teatro Antico ha ospitato "Fly boys" come film inaugurale, collocazione non certo penalizzante, il pubblico non mancava: queste di Bill appaiono lamentele assai strane.