Cinema del Silenzio - Rivista di Cinema

Andy Warhol The Velvet Underground & Nico

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a cura di Costantino Volpe
Nel 1966, l'anno in cui iniziano a lavorare a questo album, i Velvet Underground si guadagnano fama di band tra le più oltraggiose della scena newyorkese.
Le loro sonorità cupe e avanguardistiche, quasi al limite della sopportabilità acustica, sono indigeribili per l'industria discografica dell'epoca e a Lou Reed, Sterling Morrison, John Cale, Maureen Tucker non resta che l'attività "underground".
Si esibiscono al Café Bizarre, nel Greenwich Village, ma i loro testi vengono giudicati troppo scandalosi.
Una sera, nonostante un esplicito divieto, eseguono il pezzo "Black Angel's Death Song" e vengono immediatamente licenziati.
Quella notte, però, troveranno tra il pubblico un nuovo fan: Andy Warhol.
Sarà proprio il maestro della pop-art a lanciarli in una performance multimediale intitolata "The Exploding Plastic Inevitable". Naturale evoluzione dell'"Andy Warhol Up-Tight", l'"Exploding Plastic Inevitable" ha un impatto sonoro e visivo devastante: i testi associano sadomasochismo e immagini in libera associazione. I protagonisti (un'équipe di dodici persone) sfilano sul palco con fruste e stivali di pelle, enormi torce elettriche, siringhe ipodermiche, bilanceri e croci di legno. Filtri di gelatina di differenti colori sopra le lenti trasformano le immagini di vecchi film in una diabolica giostra colorata.
Tutto viene fuso insieme in un’estasi di isteria collettiva, in un rituale edonistico in cui i fantasmi della droga, dell'emarginazione, dell'alienazione, del crimine e della paranoia vengono trasfigurati in arte ed esorcizzati.
Questi surreali show diventano la principale attrazione della scena underground della Grande Mela. I tempi sono maturi per l’album "The Velvet Underground & Nico".
Registrato nella seconda metà del 1966 e pubblicato nel 1967, il disco si avvaleva della supervisione "estetica" di Warhol, autore della celebre banana in copertina (che nelle edizioni originali dell'album poteva anche essere sbucciata, essendo la buccia una pellicola adesiva). Fu Warhol a imporre ai Velvet Underground la sua pupilla Nico, bionda valchiria tedesca dal registro vocale spettrale e con un passato di modella e attrice (un’apparizione nella “Dolce Vita”), che avrebbe poi intrapreso una magica carriera solista sponsorizzata da John Cale.
Il disco, uscito in tiratura limitata, venne quasi ignorato dal pubblico, ma conquistò subito la critica dell'epoca. Fu poi il passaparola o la progressiva emersione dalle tenebre della storia della band, facilitata anche dalla fama acquisita nel frattempo da Lou Reed, a riportarlo in superficie.
L'indimenticabile "Sunday morning" non doveva essere nell'album. Viene scritta da Lou Reed su suggerimento del vero produttore Tom Wilson per rendere l'album più commerciale. Warhol invita Reed a fare del pezzo una canzone sulla paranoia e Lou Reed e Nico sono i due solisti. Si detestano e litigano su tutto, inclusa questa canzone: Lou insiste per cantarla nella registrazione, mentre Nico la canta nelle esibizioni dal vivo.
"Femme fatale" è scritta da Lou Reed su invito di Warhol ispirandosi a Edie Sedgwick, la giovane attrice regina della Factory. Edie rompe con Warhol nel febbraio 1966 per un furioso litigio di interesse e passa al clan di Bob Dylan, il grande rivale di Warhol e della Factory. Muore per overdose da barbiturici nel 1971 a ventotto anni.
"Venus In Furs" è ispirato all'omonimo romanzo ("Venere in pelliccia") di Leopold von Sacher-Masoch, lo scrittore da cui deriva il termine 'masochismo'.
"The Velvet Underground & Nico" è il primo album che riesce a mescolare insieme rock e blues, psichedelia e avanguardia. Un lavoro che trae lezione dal passato per proiettarsi idealmente nel futuro entrando a pieno titolo tra le pietre miliari del rock.
La reale decomposizione del rock, le sinestesie artistico-musicali, le storie violentemente urbane e letterarie dei testi ne fanno un'opera unica. Un’icona che conta numerosissimi tentativi d'imitazione, tanto che se ne può percepire la spettrale presenza in quasi ogni brano rock dagli anni settanta sino ad oggi.