Cinema del Silenzio - Rivista di Cinema

Siviglia 2007 4/11: Ken Loach e il suo mondo libero, a Siviglia

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a cura di Riccardo Rizzo
Ben tre pellicole in concorso sono state presentate quest’oggi. In questo mondo libero, ancora non uscito nelle sale spagnole, è stata proiettato in anteprima per la stampa questa mattina, al Teatro Lope de Vega. Paul Laverty, sceneggiatore abituale dei film di Ken Loach dai tempi di La canzone di Carla in poi, accompaganto dalle due attrici protagoniste Kierston Wareing e Juliet Ellis, ha presentato il film che ha vinto il premio come migliore sceneggiatura all’ultimo Festival di Venezia. Il tema dell’immigrazione, sotto certi aspetti già trattato con Un bacio appassionato, viene presentato da una prospettiva particolare, quella di una giovane donna disposta a tutto pur di assicurare al figlio una vita migliore. “Ci è sembrato interessante parlare del lavoro di gente molto spesso disperata assumendo come punto di vista quello di una madre che ha sofferto ed è stata licenziata da tanti lavori. Il fascino di questa figura, sebbene totalemente inventata, è il suo essere a metà strada tra la legalità e líllegalità”. La Wareing ha poi spiegato come proprio il personaggio da lei interpretato “non si senta colpevole dello sfruttamento che fomenta, perchè in fondo lo fa per assicurare tranquillità al futuro di suo figlio, e questo le dà forza”. Lo sceneggiatore confessa poi di aver avuto l’ispirazione del lavoro in un viaggio in Scozia (dove peraltro è nato), durante il quale incontrò decine e decine di immigrati in condizioni di lavoro terribili.
La seconda pellicola in concorso, presentata alla stampa dal produttore Johannes Rexin, è stata Sweet mud, film che mostra le condizioni di vita di un Kibbutz degli anni ’70. Il protagonista è un bambino -il bravissimo Tomer Steinhof- che vive insieme alla mamma malata di mente, in una delle tante comunità ebraiche che si potevano incotrare una trentina di anni fa in Israele. Comunità caratterizzate da uno spirito di soliderietà utopico e a volte contradditorio, come sembra dirci il regista Dror Shaul: di fronte all’infermità mentale infatti, anche questi esempi di altruismo e uguaglianza possono generare ingiustizie (umane e sociali) derivate dalla paura del diverso. Pur non essendo autobiografica, la perllicola è basata su verie storie e personaggi che crebbero nei kibbutz degli anni 70, durante i quali il regista stesso visse in una di queste comunità autogestite.
Nessun ospite invece, ha accompagnato la proiezione del terzo film in concorso presentato quest’oggi, ovvero l’italiano Mio fratello è figlio unico di Daniele Luchetti, ancora inedito in Spagna.