|
|
Un importante volume monografico, edito da Il Castoro in collaborazione con il 26° Torino Film Festival per la retrospettiva dedicata al cinema inglese della British Renaissance, in programma alla manifestazione torinese.
Parlano di Scozia, di Irlanda, di aree industriali del nord, di sobborghi londinesi, di operai senza lavoro, musicisti punk, ragazze scatenate e adolescenti imbranati, di neri, cinesi, giamaicani, di conformismo e, più spesso, di ribellione. Sono i film che nascono in Gran Bretagna tra la fine degli anni Settanta e la fine degli anni Ottanta, e che danno una scossa feroce e ironica alla tradizione cinematografica locale, spesso sonnolenta. Li realizzano registi esordienti o che lavorano in televisione che si chiamano Neil Jordan, Peter Greenaway, Michael Radford, Richard Eyre, Terence Davies, Derek Jarman, Sally Potter, Marek Kaniewska, Stephen Frears, Mike Leigh, Bill Forsyth, e scrittori come Hanif Kureishi, Ian McEwan, Alan Bennett. La chiameranno British Renaissance, anche se non fu mai un “movimento”, né una “scuola”. Fu un sobbalzo fugace e vitale, fu soprattutto un urlo di rabbia contro un governo, quello conservatore di Margaret Thatcher, che stava distruggendo, in nome del vecchio perbenismo e del nuovo liberismo, la cultura del paese.
«C’è stato un periodo molto buffo, alcuni anni fa, nel quale noi mettevamo in circolazione dei film anti-Thatcher, pagati dalla Thatcher, e ricordo di aver pensato che in un certo senso eravamo veri modelli di thatcherismo. Ci davamo da fare in ristrettezze ed economia e ci trasformavamo in beni da esportazione. Ma a lei non siamo mai piaciuti: quello che lei vuole sono i varietà e i telequiz.» Stephen Frears |
|
|
|