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Del Neorealismo italiano si è scritto molto e in tutto il mondo: si tratta infatti di un momento straordinario nella storia del cinema: i registi escono dai teatri di posa, rinunciano ai divi, cercano la fisicità dei volti e dei corpi veri, portano nelle loro storie l’Italia popolare e quotidiana, ma non rinunciano mai allo stile, al loro sguardo nuovo e acuto sul paesaggio reale, talché nei suoi esiti più alti il Neorealismo sa espandere le vicende particolari a storie e temi di valore universale. A un fenomeno così complesso e indagato, questo libro si accosta con un’angolazione originale. Al saggio tradizionale si sostituisce un metodo induttivo che parte dal commento di una scena o una sequenza riprodotta fotograficamente, per estrarre il senso di quegli elementi che hanno creato la specificità e la grandezza del Neorealismo. In pratica si tratta di un’analisi nel vivo dei testi filmici di quei procedimenti linguistici e formali che caratterizzano le opere del Neorealismo. La lettura critica di sequenze significative, tratte sia da capolavori come “Paisà”, “Ladri di biciclette”, “La terra trema”, sia da film che nascono dall’innesto della realtà su tradizioni di genere, come “In nome della legge” di Germi o “Due soldi di speranza” di Castellani, è l’occasione per verificare quanto sia ampio e molteplice il campo d’azione della proposta neorealista.
Antonio Medici è docente di Cinematografia Documentaria presso l’Università Roma Tre e di Archivi Audiovisivi presso l’Università della Tuscia. Critico e saggista, è autore (con Daniele Vicari) del libro L’alfabeto dello sguardo. Capire il linguaggio audiovisivo (2004, premio Filmcritica); tra gli altri ha curato i volumi Filmare il lavoro (Ediesse, 2000); L’immagine plurale (Ediesse, 2003); Schermi di guerra (Ediesse, 2004). Attualmente, fa parte del Consiglio nazionale del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani. |
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