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Il nodo centrale che ogni analisi testuale del film di Pasolini si trova a dover sciogliere è il funzionamento della sua struttura portante in mise en abîme. La ricotta è infatti una rappresentazione che duplica se stessa al suo interno, adottando il procedimento tipicamente manierista della citazione. Così facendo, Pasolini elabora una complessa, per quanto spettacolare, riflessione di natura metalinguistica, sullo sfondo di una provocatoria e scandalosa rappresentazione del religioso, costatagli una condanna per vilipendio alla religione di Stato. Ma ciò che all’uscita del film fu giudicato irriverente – in particolare l’aver suggerito un’equivalenza tra la vicenda di Gesù e quella di Stracci, comparsa sottoproletaria che percorre le tappe di un calvario moderno fino alla morte in croce – si impone con forza alla sensibilità odierna quale emblematica espressione di un inquieto e autentico percorso religioso. |
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