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Mario Monicelli, “padre della commedia all'italiana” (la madre doveva essere una donnina allegra, commentava lui, data la quantità di padri che le vengono attribuiti), il maestro che non voleva essere chiamato maestro, uno dei più grandi registi del cinema italiano, è scomparso il 29 novembre 2010, a 95 anni. Una vita molto lunga, un talento molto profondo e uno sguardo straordinariamente acuto sul Paese, la sua storia e i suoi mutamenti, ne hanno fatto l'autore di alcune delle più belle narrazioni italiane del Novecento: tra i tanti, film come “La grande guerra” e “I soliti ignoti”, “I compagni” e “Amici miei”, “Guardie e ladri” e “Speriamo che sia femmina”. Nell'ultimo anno della sua vita, Monicelli ha incontrato a più riprese Goffredo Fofi, per una lunga intervista nella quale ha rievocato i propri anni nel cinema e insieme interpretato, con la brusca passione culturale e civile che gli era propria, le vicende e i costumi italiani. L'incontro tra due amici di lunga data, e due intellettuali in diverso modo 'irriducibili', produce qualcosa di più intenso e dialettico di un memoir d'autore: un libro che è insieme un documento prezioso sugli anni che ci siamo lasciati alle spalle, il racconto definitivo di Monicelli su di sé e sui suoi film, e un nuovo appassionante “romanzo” del cinema italiano. Accompagna il libro un dvd che propone i primi due film di Monicelli, realizzati prima dei vent’anni, “Il cuore rivelatore” (1934) e “I ragazzi della via Paal” (1935), insieme a una serie di sue interviste e testimonianze filmate. |
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