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Il tema della violenza come normalità è il forte di Quentin Tarantino, regista di culto nonché sceneggiatore e attore. Le uniche tre opere firmate con la sua regia: Le iene, Pulp Fiction e Jackie Brown, sono ferocemente divertenti. Un'affermazione arbitraria che bene inquadra una nuova cinematografia esplosiva distante anni luce da quella di Martin Scorsese e Francis Ford Coppola, di cui Tarantino è comunque erede naturale. Fin dai suoi primi lavori si rivela un talento prorompente soprattutto nella narrazione dove è un superbo alchimista e riesce a miscelare cose d'altri per rielaborarle con uno stile davvero personale. La violenza tarantiniana è una condizione del mondo, non una sua anomalia. Attraverso ciò e per mezzo delle sceneggiature-mosaico a struttura circolare, ha rivoluzionato un genere considerato morto: i gangster-movie. Dichiara di essere innamorato di Jean-Luc Godard, Martin Scorsese, Brian De Palma, ma soprattutto di Sergio Leone che considera il suo eroe. "Guardare i loro film è stato come aprire un libro sull'arte della regia". |
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