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L'automobile: soggetto privilegiato del cinema statunitense. Ancora: oggetto che, più di ogni altro, colpisce l'immaginario, da corpo a mitologie, rende l'emozione e l'atmosfera di un tempo e di un luogo scolpendoli nella memoria, rendendoli indelebili. È questo ciò che sostiene Andrea Denini nel suo libro. E per dimostrarlo analizza una serie di celebri opere cinematografiche dalle origini agli anni sessanta, per poi stringere il campo e concentrarsi su quattro film (“Duel”; “American Graffiti”; “Christine, la macchina infernale” e “Tucker. Un uomo e il suo sogno”) del cosiddetto "nuovo cinema americano"- gli anni settanta/ottanta, ovvero il periodo in cui la macchina comincia ad assumere tinte fosche, facendosi davvero segno, cartina di tornasole della crisi dell'ottimismo che fino a questa data aveva caratterizzato la vita d'oltreoceano. |
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