|
|
Classe 1953, è una delle rivelazioni più interessanti del cinema francese tra gli anni ’80 e gli anni ’90. I suoi film, quasi sempre ambientati nei quartieri popolari di Marsiglia, raccontano la vita dei lavoratori, le tensioni ma anche i benefici derivanti dalla presenza di una forte comunità di immigrati. Un interesse per la realtà dell'immigrazione che nasce anche dalle origini stesse di Guédiguian: madre tedesca e nonno paterno armeno. Il regista documenta la realtà di un tessuto sociale frammentato, di una popolazione avvilita e vulnerabile - devastata da una globalizzazione incontrollata, dai problemi del lavoro, della droga e della piccola criminalità - ma senza cadere nel nichilismo, con lo sguardo rivolto a una solida cultura operaia, al suo spirito di resistenza, al netto rifiuto di perdere la speranza. Tra i registi francesi contemporanei è difficile trovare un progetto creativo pari a quello di Guédiguian. Il suo desiderio, infatti, è quello di fare un cinema sociale e popolare al tempo stesso: un cinema accessibile a tutti. Se alcuni suoi film sono rimasti confinati nell’alveo del grande cinema d’autore, il successo di “Marius e Jeannette” (1997), “A l’attaque!” e “La ville est tranquille” (2000), fino ai più recenti“ Le promeneur du champ de Mars” (“Le passeggiate al campo di Marte”, 2005) e “Les neiges du Kilimandjaro” (“Le nevi del Kilimangiaro”, 2011), avvicinano la sua opera al grande pubblico, soddisfacendo così il suo grande desiderio di "intervenire nel mondo in cui viviamo".
|
|
|
|