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Il cinema-denuncia di Costa-Gavras, l'umanità di Jack Lemmon, i potenti affreschi di Akira Kurosawa, l’orgoglio identitario di Spike Lee, lo sguardo impietoso di Oliver Stone: una panoramica del cinema come arte sociale. Fondata nel 1967, la rivista americana Cineaste si è interessata da sempre alla valenza politica della settima arte. In questa raccolta di venti interviste, pubblicate fra gli anni Settanta e Novanta, il dialogo con alcuni grandi protagonisti del cinema mondiale (sia “d’autore” che “di cassetta”) viene usato come strumento critico per affrontare i temi del rapporto fra l’espressione artistica e i valori etici, raccontando l’impegno civile del regista, dell’attore, dello sceneggiatore in diversi contesti, da Hollywood alla Polonia comunista. Ne esce un ritratto sfaccettato e appassionante del mestiere di cineasta nei casi in cui grazie all’obiettivo della cinepresa si vuole raggiungere un altro obiettivo: la trasmissione dei propri ideali. |
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