Il volume compie un’indagine su una tematica a cui in pochi sembrano aver rivolto l’attenzione. Venzi si concentra su uno specifico elemento dell’immagine cinematografica, il colore, utilizzato di regola nel cinema in maniera “passiva” e lo inserisce nell’ampio contesto della composizione filmica. Non un’analisi del colore «in quanto pura e semplice qualità delle cose, ma al contrario in quanto qualità tout court, elemento visibile e pensabile in sé, al di là e al di fuori delle cose attraverso le quali viene a manifestazione». L’elemento cromatico è dunque interrogato come un dato testuale che il film può modellare nelle più varie direzioni di senso. Impostando un discorso teorico definito, il saggio intesse un dialogo continuo con autori come Ejzenštein, Aumont, Balázs, Leutrat, e si serve di analisi di film anche molto diversi, da “Funny Face” a “Film blu”, da “Schindler’s List” a “Pierrot le fou” e “Strade perdute”, insieme a tanti altri, che arricchiscono un percorso già di per sé esaustivo e avvincente. Principalmente rivolto al mondo accademico, il libro, che sviluppa traiettorie interpretative originali e approfondite, può diventare un’utile guida per tutti gli appassionati di cinema, mostrando come il colore si configuri «come uno dei più complessi, fecondi e affascinanti strumenti espressivi» dell’immagine filmica. |