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Si possono tradurre nel cinema le forme del romanzo o della pittura? Come rendere i giochi linguistici e le parodie letterarie di Queneau? Cosa passa della Lolita di Nabokov in quella di Kubrick, e cosa si trasforma nel film omonimo di Adrian Lyne? Jean-Luc Godard, trasponendo Il disprezzo di Moravia, si inventa nuovi modi cinematografici, per restare fedele alla tensione passionale del romanzo. E Bernardo Bertolucci, quando si confronta con la pittura di Francis Bacon, ripensa gli ambienti, le luci e i caratteri di "Ultimo tango a Parigi".
Sono scelte frutto di una mediazione, che hanno a che fare con la cultura di arrivo della nuova opera, con le costrizioni e le libertà espressive del medium utilizzato, ma anche con le strategie interpretative adottate nei confronti dell’opera di partenza.
Analizzando in modo chiaro e sistematico linguaggi espressivi e artistici tra loro diversi, Nicola Dusi offre una visione approfondita di trasposizioni tra romanzo e film, tra pittura e cinema, e una riflessione sui problemi della comparazione e della traduzione «intersemiotica», cioè della trasposizione tra testi con differenti materie espressive.
Sintesi di un lungo lavoro di ricerca sui rapporti tra cinema, letteratura e pittura, Il cinema come traduzione è un libro ricco di suggerimenti e spunti per chi voglia intraprendere l’analisi di film in relazione alle altre arti, senza perdere di vista la dimensione teorica. Una trama più profonda e godibile del lavoro affronta infatti, in una fitta tela di rimandi, i problemi più attuali nel dibattito sull’adattamento cinematografico, sulla traduzione e la comparabilità, sull’indeterminatezza e sull’equivalenza di un linguaggio rispetto ad un altro. |
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