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Pochi artisti possono vantare un interesse e una sperimentazione mediale pari a quella di Samuel Beckett. L’autore irlandese cortocircuita teatro, letteratura, poesia, radio, cinema e TV, collocandosi in una posizione artisticamente estrema nell’uso dei media. Le sue opere scuotono a tal punto il destinatario da riposizionarne l’apparato percettivo-sensoriale.
L’obiettivo di questo saggio è verificare la messa a punto di un vero e proprio arcimedia, congegno estetico nel quale risuona l’intero corpo dell’opera beckettiana. L’attenzione si sofferma sullo specifico funzionamento del medium che di volta in volta Beckett sceglie di utilizzare e tralascia invece il piano del significato, la cui funzione finisce per non aver più valore alcuno. |
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