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Una raccolta di saggi di autori disparati e autorevoli (Bruno Fornara, Alberto Crespi, Carlo Gaberscek, Elena Mosconi, Roberto De Gaetano, Francesco Ballo e Riccardo Bianchi, Stefano Della Casa, Antonio Rubini, Michele Bertolini, Cristiana De Falco, Raffaele De Berti) coordinati da Toni D’Angela, sul tema del western come immaginario americano – cinematografico ma non solo (letterario, geografico e via dicendo) – per eccellenza, secondo la celebre definizione di André Bazin da cui più o meno tutti gli interpellati attivano le loro analisi e le loro pulsioni.
In questa carovana di temi, figure retoriche, sfilano – come da titolo – tanto Griffith e i suoi coetanei pionieri (Porter, Ince, già Ford stesso) quando il western-maker per antonomasia, John Ford, tanto i più o meno classici del ventennio d’oro – Mann, Daves, Boetticher, Fuller, Ray, Aldrich (e pure qualche outsider, per estrazione biografica e stile claustrofobicheggiante, che conosceva però le regole e la morale del genere tramite altro, soprattutto le fumisterie atmosferiche e i dubbi onori del noir: è il caso di Fritz Lang) – quanto i revisionisti dei Sixties e seguenti, patri (Peckinpah, più qualche vago accenno ai restanti Penn, Hellmann, Gries, Silverstein, Nelson) e di importazione (Leone). |
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