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Il cinema di Malick non somiglia a quello di nessun altro collega: i suoi personaggi, soprattutto ne "La sottile linea rossa", sono soli e sempre disperati, restano a lungo nella memoria dello spettatore, difficile il godimento dello spettacolo cinematografico, che diventa uno studio sulla cattiveria, la codardia, il coraggio e le debolezze ancestrali dell'essere umano; la narrazione e lo stile filmico, caratterizzati continuamente dalla voce fuori campo, è resa con un poetico ma decisamente inquietante tono introspettivo; la macchina da presa, a parte la cura maniacale dei dettagli, scruta con occhio affascinato una paradisiaca natura suprema e sconfinata indifferente agli avvenimenti. Le inquadrature, perfettamente strutturate, sono opportunamente eleganti e i volti degli interpreti, braccati da spietati primi piani, appaiono in tutta la loro sconvolgente realtà. |
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