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Il film horror è stato a lungo un campo di sperimentazione privilegiato. Un luogo visivo simbolico e sovversivo, atipico e difficilmente classificabile. Attraverso continue evoluzioni e contaminazioni, ma anche lunghe crisi di cui l'ultima è tutt'ora in atto, l'horror ha contagiato l'immagine cinematografica con la propria ossessione per il corpo e le sue ambiguità, toccando i meccanismi profondi che regolano l'inconscio e la materia, costituendo una linea ininterrotta che conduce dalla tradizione gotica dell'Ottocento fino alla tarda modernità. Carpenter, Romero e Cronenberg sono i cosiddetti registi di genere che, con maggiore evidenza, hanno fatto dell'horror una possente teoria del visibile. |
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