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Dalla gara di ballo del jitterbug contest al cuscino su cui apparentemente sprofondano «memorie falsate dal desiderio», alla limousine che suadente serpeggia di notte lungo l’omonima strada, l’incipit di "Mulholland Drive" ha aperto (anche) il nuovo millennio cinematografico.
Luca Malavasi, critico e docente, rende splendidamente omaggio a uno dei film davvero più importanti e significativi del cinema contemporaneo, premiato con la Palma d’oro per la miglior regia al Festival di Cannes nel 2001 da una giuria presieduta da Liv Ullmann e candidato all’Oscar per la miglior regia all’edizione degli Academy Awards del 2002.
Tutto pareva già detto su «i misteri dell’interpretazione» di "Mulholland Drive", eppure l’autore si rivela spettatore dotato di uno sguardo critico nuovo, originale. Il lavoro di Malavasi si contraddistingue infatti per una densissima, ampia e oltremodo innovativa analisi del capolavoro lynchano: le vicende di Betty/Diane e Rita/Camilla riemergono dallo schermo e diventano oggetto del primo, ragionato e consuntivo studio di Mulholland Drive sul mercato editoriale italiano.
Leone d’oro alla carriera alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia del 2006, David Lynch rimane, nelle parole dell’autore, «altro, outsider, freak». |
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