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Tutti i film del regista armeno-canadese sono viaggi, eterne odissee nell’universo dell’anima. Canada, Armenia, Irlanda, Inghilterra. I luoghi non hanno importanza, o meglio ne hanno troppa, ma come contenitori delle immagini della nostra memoria, perché nell’era della visione il passe-partout per la conoscenza non può che essere rappresentato dalle immagini: quelle che vediamo in TV, che creiamo immortalando istanti con le nostre telecamere, che ritraiamo in una fotografia o riflettiamo nei nostri specchi. Vedere per registrare. Primo imperativo, ma anche conditio sine qua non, del cinema di Atom Egoyan. Da Next of Kin ad Ararat, in questo libro Fabiana De Bellis legge l’opera affascinante dell’autore di Il dolce domani come un unico e ripetuto cammino: il viaggio nella memoria alla ricerca di una identità. |
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