Ventisette anni per una coniglietta corrispondono a cinquantanove nella vita reale… così, il giorno dopo la mega-festa per il suo compleanno, Shelley Darlington si ritrova sbattuta fuori dalla Playboy Mansion, in cerca di una casa prima ancora che di se stessa.
“La coniglietta di casa” non si iscrive nel filone comico dal quale prende le attrici (Anna Faris protagonista di tutti e 4 – per ora – gli “Scary Movie”, Emma Stone in “SuXbad – tre menti sopra il pelo”, in parte anche Kat Dennings con “40 anni vergine”) né in quello godereccio/onanistico, tagliando fuori – primi cinque minuti a parte – una buona fetta di pubblico… Il filone in cui va inserito è dunque il grande contenitore delle commedie “giovanili” che stanno impazzando negli States da un decennio a questa parte, con inserti comici (è questo il caso) o nonsense; è, più precisamente, uno dei tanti figli de “La rivincita delle bionde” (“Legally Blonde”, 2001), forse il maggior successo – anche oltreoceano – del genere; non è affatto un caso che le sceneggiatrici, Karen McCullah Lutz e Kirsten Smith, siano le stesse del film che ha ri-lanciato Reese Witherspoon, ma è impensabile ipotizzare per “The House Bunny” lo stesso successo: idee meno originali, attrici anonime (la Witherspoon nel 2001 aveva già girato “Pleasantville”, “American Psycho” e, soprattutto, rifiutato “Scream”; 5 anni dopo arriva il Premio Oscar), una trama – al solito – eccessivamente prevedibile.
Tra i non molti pregi la presenza discreta di Hugh Hefner e le risate che di tanto in tanto scappano, anche se sono sempre e soltanto le gag triviali a generarle: insomma, diverte un po’, ma senza ironia. |