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Recensione: A corte do Norte

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A corte do Norte
titolo originale A corte do Norte
nazione Portogallo
anno 2008
regia João Botelho
genere Drammatico
durata 122 min.
distribuzione n.d.
cast A. Moreira (donna) • R. Samora (João de Barros) • R. Aibéo (João Sanha) • M. Urgheghe (Tristão) • V. Castelo (Almeida Garrett) • M. Vila-Nova (Leopoldina) • M. Booth (Dozy) • M. Monteiro (Conde Carvalhal) • A. Cerdeira (Lopo)
sceneggiatura J. BotelhoJ. Morais
montaggio J. Braz
uscita nelle sale  non ancora disponibile 
media voti redazione
A corte do Norte Trama del film
Il film intreccia i piani temporali, segue il dramma di Rosalina, quello di Emilia, ma anche della sfortunata Principessa Sissi, tutte avvinte da un destino comune sulle scogliere della Corte do Norte, il cupo maniero che si specchia nel mare dell'isola di Madeira.
Recensione “A corte do Norte”
a cura di Giordano Rampazzi  (voto: 6,5)
La Giuria dei Critici della terza edizione del Festival del Film di Roma ha deciso che fosse la pellicola portoghese in competizione “A Corte do Norte” a guadagnarsi una delle Menzioni Speciali. Un decisione che può essere stata dettata dalla maestria estetica che si riscontra nella costruzione di alcune inquadrature, sfruttate come fossero tele, e nella trasformazione delle tele stesse in inquadrature vive e animate. Uno stile approfondito e un’eleganza pittorica rilevanti quelle con cui il regista Joao Bothelo – spesso protagonista in passato dei maggiori festival internazionali – ha trattato una caratterizzazione approfondita dei personaggi, immersi nelle dimensioni di un tempo e uno spazio sempre differenti e mutevoli, per raccontare storie di donne, di fama e amore dal Portogallo del diciannovesimo secolo fino agli anni Sessanta. Partendo dalla splendida attrice di teatro Emilia de Sousa, che ha poi tramutato il suo nome in quello di Rosalina de Barros dopo le nozze con il Barone de Barros, passa attraverso le vicende della Principessa Sissi, della quale Rosalina imitava il portamento a tal punto da essere facilmente confusa per la regina dell’Austria. Intorno a queste figure femminili: un mistero mai svelato di un’inspiegabile ed improvvisa scomparsa. A volerlo penetrare la giovane e bella Rosamund, figlia e amante(?) di un intellettuale, che vuole a tutti i costi scoprire la vicenda di chi l’abbia preceduta nel lungo e intrigato albero genealogico al quale appartiene. Per rendere questo universo – nato originariamente dalla penna della scrittrice portoghese Augustina Bessa-Luìs e tutto proteso verso la rappresentazione di un universo femminile forte e in lotta per rivendicare la propria libertà – Botelho punta su una giovane interprete portoghese, Ana Moreira, che si trasforma continuamente, da una donna all’altra, con una intensità espressiva sempre accesa nell’abbracciarne le caratteristiche fisiche e gestuali.
Peccato solo che alla fine della visione potrebbe nascere la constatazione che se il regista fosse riuscito a rinunciare a mezz’ora di girato il film avrebbe lasciato un’impronta davvero rilevante, lasciando lo spettatore inghiottito in quei paesaggi naturali di estrema potenza visiva.
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