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Recensione: Ember - Il mistero della città di luce

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Ember - Il mistero della città di luce
titolo originale City of Ember
nazione U.S.A.
anno 2008
regia Gil Kenan
genere Azione
durata 95 min.
distribuzione Eagle Pictures
cast S. Ronan (Lina Mayfleet) • H. Treadaway (Doon Harrow) • B. Murray (sindaco Cole) • T. Robbins (Loris Harrow) • M. Landau (Sul) • T. Jones (Barton Snode) • M. Place (Mrs. Murdo) • M. Jean Baptiste (Clary) • M. Crook (Looper)
sceneggiatura C. Thompson
musiche A. Lockington
fotografia X. Perez Grobet
montaggio A. ScottZ. Staenberg
uscita nelle sale 19 Dicembre 2008
media voti redazione
Ember - Il mistero della città di luce Trama del film
Per generazioni, la popolazione della Città di Ember ha prosperato nel sottosuolo, in un
mondo incredibile fatto di luci scintillanti. La città è stata costruita come rifugio per gli esseri
umani ed è alimentata da un enorme generatore, ideato per avere un’autonomia di soli 200 anni. Ora Ember sta cadendo preda dell’oscurità, il generatore si sta deteriorando, e le sue luci abbaglianti iniziano già ad affievolirsi...
Recensione “Ember - Il mistero della città di luce”
a cura di Glauco Almonte  (voto: 6)
L’idea alla base di “Ember - Il mistero della città di luce” è semplice, efficace e risaputa: un mondo controllato da regole immutabili e corrette per definizione si trova di fronte a difficoltà inattese. Nell’impossibilità di affrontare le nuove sfide mantendendo saldi i principi che hanno fin lì guidato la città-stato, governanti e cittadini scelgono la strada più ovvia: ignorare i problemi.
Un’idea semplice non è automaticamente efficace, ma il film del debuttante Gil Kenan dimostra una certa vivacità nell’usare le opportunità a sua disposizione e riesce a trasmettere un reale senso di claustrofobia sia nell’ambientazione che nello svolgimento dell’azione. Tenendo sempre a mente il target del film, anche lo spettatore adulto precettato per l’occasione potrà trovare spunti interessanti, tra cui il tema del parallelo tra immobilismo politico ed economico.
La città di Ember è chiusa verso l’esterno, dove regna una perenne oscurità, da tempo immemorabile e non attua alcun tipo di scambio. Lo scenario inquietante che ne deriva è quello, già noto ai fan di un certo tipo di fantascienza apocalittica, del tecnologico invecchiato. La mancanza di scambi ha paralizzato il progresso tecnologico di Ember condannando gli abitanti ad un’agricoltura di sussitenza e ad un riciclaggio continuo, che modifica la funzione degli oggetti snaturandoli per venire incontro alle reali esigenze degli abitanti.
Causa o effetto della mancanza di progresso, l’organizzazione del lavoro avviene mediante estrazione a sorte. E così l’orfana Lina e il suo amico Doon, frustrati nei loro desideri e spinti dalla speranza di uscire fuori, attraverso una serie di circostanze fortuite sveleranno il mistero che circonda la città.
Si tratta fondamentalmente di un film di avventura con un buon ritmo (una scelta di buonsenso quella di farlo durare non più di un’ora e mezza) e attori validi in parti secondarie. Tim Robbins è il padre di Doon, Bill Murray il sindaco di Ember e Martin Landau è Sul, la rappresentazione politicamente scorretta del dipendente pubblico che si addormenta sul lavoro e cura solo il compito che gli è stato specificatamente assegnato. Se i bambini in sala avranno il loro divertimento, ai genitori potrà scappare un sorriso nel constatare che alla fine sarà proprio l'impegato statale a agevolare la fuga dei ragazzi azionando un enorme tornello...
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