L’ultima ondata di uscite natalizie propone un titolo che non può lasciare indifferenti: “Il bambino con il pigiama a righe” è una favola nella quale l’ambientazione e lo sviluppo non permettono allo spettatore di staccarsi, nemmeno per un momento, da una realtà angosciosa. Eppure quella che l’inglese Mark Herman propone, portando sullo schermo il romanzo di John Boyne, è una favola a tutti gli effetti: tutto ciò che viene mostrato passa per gli occhi di Bruno (Asa Butterfield), otto anni, ed è solo nell’interpretazione della realtà che il punto di vista dello spettatore non può che divergere da quello di Bruno, per il quale il mondo è così come glielo dipinge la famiglia (Vera Farmiga, brava, e David Thewlis, oltre all’odiosa Amber Beattie).
Il terreno sul quale si muovono prima Boyne, poi Herman, è a dir poco accidentato: negli anni si è assistito ad un silenzio comprensibile da parte del cinema leggero sull’olocausto, con un salto di cinquant’anni che da Chaplin è arrivato direttamente a Mihaileanu e Benigni. Herman si serve dell’escamotage del bambino per permettersi un punto di vista diverso, ma tutto quanto si muove intorno a Bruno fa sì che il film non si liberi mai dal suo legame con la Storia.
Purtroppo non è sufficiente una coscienza storica perché un’operazione che è comunque commerciale possa ricevere il plauso della critica; “Il bambino con il pigiama a righe” è un film freddo, che non riesce a commuovere (e non sembrava così difficile, a priori) nemmeno quando parte il crescendo musicale degli ultimi minuti. Rimane allora soltanto lo scopo didascalico, che sarebbe nobile se si puntasse almeno alla diffusione di notizie poco conosciute: siamo però in un campo nel quale chi non vuole sapere non ci prova nemmeno a leggere un libro o a vedere un film, e quest’opera non comunica nulla di nuovo. Va pertanto giudicata esclusivamente come favola cinematografica, e come tale lascia l’amaro in bocca non per il finale, ma per il suo svolgimento asettico. Come un racconto letto svogliatamente: il mattino dopo non ci si ricorda più niente. |