Basta mettersi d’accordo: “Role Models” dà allo spettatore esattamente quello che si aspetta. Presentata onestamente come una commedia scurrile, “Role Models” rientra perfettamente nell’abito mostrato, con l’aggiunta di una morale ‘politically correct’ al termine di uno svolgimento che di ‘correct’ ha ben poco.
La storia è quanto di più lineare si possa immaginare: un breve prologo che illustra il carattere dei due protagonisti (tanto Sean William Scott quanto Paul Rudd abituati al genere comico-trash), la molla che li costringe a frequentare due ragazzini e da lì avanti veloce fino al finale e alla piena rivalutazione (e riabilitazione) dei due reprobi.
Tutto il ritmo del film si basa sugli scambi verbali tra i protagonisti, il ragazzino nero e la direttrice dello Sturdy Wings, tra battute necessariamente scurrili e azioni ideate principalmente per riempire lo spazio tra un botta e risposta e l’altro.
Quando si ride lo si fa con la consapevolezza di non partecipare a un ‘divertimento intelligente’, ma non era certo questo che ci si aspettava entrando in sala, ed è giusto così.
Nota a margine: il mondo del LAIRE richiama quello visto ne “L’età barbarica”: evidentemente in America questi posti esistono davvero… |