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Baarìa è sia il nome arabo sia la pronuncia dialettale di Bagheria; Tornatore rappresenta la vita a Bagheria tra gli anni '30 e gli anni '60. Una storia, divertente e malinconica, di grandi passioni e travolgenti utopie. Una leggenda affollata di eroi... Una famiglia siciliana raccontata attraverso tre generazioni: da Cicco al figlio Peppino al nipote Pietro... Sfiorando le vicende private di questi personaggi e dei loro familiari, il film evoca gli amori, i sogni, le delusioni di un’intera comunità vissuta tra gli anni trenta e gli anni ottanta del secolo scorso nella provincia di Palermo. Negli anni del fascismo Cicco è un modesto pecoraio che trova, però, il tempo di dedicarsi al proprio mito: i libri, i poemi cavallereschi, i grandi romanzi popolari. Nelle stagioni della fame e della seconda guerra mondiale, suo figlio Peppino s’imbatte nell’ingiustizia e scopre la passione per la politica. |
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C'era una volta in Sicilia... |
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FOTOGRAFIA - MONTAGGIO - IMPEGNO - POETICITÀ - SCENOGRAFIA | |
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REGIA - SCENEGGIATURA - MUSICHE - RITMO - ORIGINALITÀ - TENSIONE | |
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Mentre il film si chiude e lo spettatore inizia a distrarsi cercando faticosamente di uscire dalla miriade d'immagini che lo hanno appena ammaliato; alcune sequenze disfatte in bianco e nero, accompagnate da confuse voci fuori campo, svelano il vero segreto del film; il racconto follemente innamorato che Giuseppe Tornatore consegna alla sua terra; proprio mentre si ascolta, intima confessione, che un artista racconta semplicemente quello che gli sta più vicino e che sente appartenere da sempre. Con “Baarìa” il regista siciliano apre la sua “porta del vento” (questo il significato arabo di Bagherìa) e compie uno degli sforzi più imponenti e importanti del cinema italiano.
Ricostruendo tessuto e scenografie per quasi un secolo di storia, Tornatore crea il suo epico “C'era una volta in Sicilia”; lascia oscillare il racconto continuamente tra didascalia e enfasi, realtà e sogno; “Baarìa” è così denso di emozioni, contenuti, facce che riesce a raccontare una storia locale come fosse universale. Bagheria diventa per tre ore il nostro intero paese seppur con la nota e spesso dolente originalità che accompagna Palermo e la preziosa Sicilia.
Attorno alla vita di Peppino e Mannina succede di tutto, viene mostrato il tutto: c'è la povertà, il boom economico, il fascismo, quel puro e coerente comunismo del protagonista che tanto sa di commossa dedica autobiografica, c'è l'Italia rurale e quella che si siede davanti alla prima televisione, c'è il mito della “ricchissima” Urss e i comizi del primo conseguente PCI, c'è una città che cresce, cambia e affida la sua delinquenziale urbanizzazione a un assessore non vedente e corrotto. Ci sono tantissime altre cose che si mostrano e scorrono attraverso il tempo, gli anni e gli occhi dei vari protagonisti. E se proprio tutto questo mostrare ad alcuni può apparire come un difetto che confonde e sfugge alla distinzione; ad altri sembra un intento perfettamente riuscito che glorifica l'enfasi dell'emozione e la proverbiale nostalgia della vita che evade da ogni film di Giuseppe Tornatore.
Da vedere ma soprattutto rivedere per riuscire a cogliere ogni singola infinita sfumatura. |
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Tornatore torna alle radici e alle origini ma Baaria non e' un nuovo Cinema Paradiso. Il film ricostruisce tre generazioni di una famiglia siciliana (dalla Seconda Guerra Mondiale al dopoguerra, dal 68 agli anni di piombo) in un'opera personale e grandiosa. E forse il suo piu' grande difetto sta nella sua grandiosita': cosi' mastodontico e imponente da soffocare ogni sentimento e ogni personaggio, cosi' tanti e numerosi, interpretati da tante star nostrane, che assomigliano piu' a macchiette che a veri protagonisti della tradizione siciliana. E anche le vicende del protagonista sembrano un insieme di scenette da pubblicita' della Mulino Bianco. Peccato, perche' Tornatore e' uno degli ultimi (se non l'unico) dei registi italiani che sa amalgamare la poesia con il racconto.
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buon film ma si ha l'impressione di trovarsi davanti a un'opera riuscita solo in parte. Nonostante la miriade di attori presenti Tornatore non è riuscito a replicare la magia di "Nuovo Cinema Paradiso"
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