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Maurizio Gallo, un giornalista sportivo italiano e Ugo, il suo fotoreporter, sbarcano a Buenos Aires come inviati al Mondiale di Calcio del 1978. L’evento sportivo, su cui si stanno accendendo i riflettori di tutto il mondo, è l’occasione per la Giunta militare di Videla per far cadere nell’ombra le gravissime violazioni dei diritti umani che va perpetrando: abrogazione dei diritti costituzionali, sospensione delle attività politiche e di associazione, proibizione dei sindacati, dei giornali, sequestro di attivisti politici sociali e sindacalisti oltre che di alcuni guerriglieri, utilizzo della tortura come forma sistematica per estorcere informazioni e l’avvio dell’applicazione del metodo della sparizione di massa. In seguito all’incontro con Ana, di cui s’innamorerà perdutamente, Gallo si troverà coinvolto in un’intricata vicenda politico-militare che metterà in secondo piano il grande evento sportivo che lo aveva portato in Argentina. |
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Se c’era ancora qualcuno convinto che il crimine più grande durante i mondiali di calcio di Argentina nel 1978 fosse stato l’arbitraggio della finale... Rocco Oppedisano e Stefano Incerti ci fanno rivivere da un punto di vista dapprima privilegiato, quindi completamente assoggettato, i delitti della giunta militare. Maurizio (Alessio Boni) è un giornalista italiano inviato a Buenos Aires per seguire il “mundiàl”, insieme al collega Ugo (Giuseppe Battiston); attraverso i contatti con i parenti e l’incontro con Ana (Florencia Raggi) Maurizio inizia ad interessarsi sempre di meno al campionato e sempre di più alla repressione, alle violenze, alle improvvise scomparse. Nel momento in cui la sua storia d’amore con Ana si spinge oltre il punto di non ritorno, Maurizio oltrepassa anche la linea di confine tra giornalista indesiderato e oppositore al regime, e come tale viene arrestato e torturato.
I toni del film, che nella prima parte è in bilico tra la commedia leggera (anche in virtù della presenza di Battiston, funzionale a poco altro) e il pericolo strisciante, crescono improvvisamente e con essi il pathos e un minimo di retorica, al punto da convincere Incerti a ripartire la catarsi finale in due momenti successivi, uno collettivo ed uno più intimo; una scelta poco felice, per chiudere un film probabilmente difficile da concludere.
Va sottolineata l’intensità dei momenti chiave, che almeno per tre quarti di film non stona mai e contribuisce a dare forza al discorso, che se pecca di originalità ha il pregio della buona fede e della coerenza; inoltre non è mai un male ricordare gli avvenimenti peggiori della nostra storia, che una sorta di pudore, o senso di colpa, permette di rimuovere troppo facilmente. Quella argentina è stata una dittatura, e gli Stati Uniti, così come nel resto del Sudamerica, ne sono complici; come complice è stato che ha contribuito ad incensarla partecipando ai mondiali (la stessa cosa accadde in Cile per la Coppa Davis di Tennis, ma in quell’occasione l’Italia vinse e allora si tende a separare l’argomentazione sportiva da quella politica, sbagliando; un altro esempio sono le Olimpiadi di Berlino del ’36, i regimi hanno sempre puntato sui grandi eventi di massa: la semplice partecipazione è una collaborazione). Il risultato di questa dittatura è stato un genocidio, la complicità internazionale ha contribuito al silenzio che ha permesso al crimine di protrarsi. |
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News sul film “Complici del silenzio” |
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Da oggi nelle sale "Complici del Silenzio" (17 Aprile 2009)
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Incerti presenta "Complici del Silenzio" ( 8 Aprile 2009)
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