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"The Informant" si basa su un fatto realmente accaduto. Brian Shepherd è un agente FBI che, con l'aiuto del biochimico Mark Whitacre, riuscì a smascherare una fraudolenta politica di controllo dei prezzi da parte di una multinazionale. Al termine del processo l'azienda, riconosciuta colpevole, venne condannata al pagamento di una multa pari a 100 milioni di dollari. |
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“The informant” si scaglia contro gli irrefrenabili impulsi americani e la perdita di aderenza al reale nella società contemporanea. La storia, ambientata (benissimo) negli anni '90 e basata sul “vero pettegolezzo” dell'omonimo libro di Kurt Eichenwald, vede protagonista Matt Damon, per l'occasione ingrassato di 15 Kg e conciato ironicamente con occhiali e baffi. Il film si trascina, a fatica ma in maniera intelligente, verso la costruzione di un personaggio sempre più inaffidabile e stuzzicante. Mark Whitacre, biochimico reinventatosi manager, scopre infatti l'esistenza di un accordo fraudolento per un cartello sui prezzi nell'azienda alimentare per cui lavora. Questo dà il via a un processo inarrestabile e schiacciante che coinvolge FBI e interessi personali di Whitacre.
Il fragile e divertente protagonista sembra uscito da un film dei fratelli Coen, ma si trova 'costretto' a confrontarsi con un regista come Soderbergh, anche lui maniacale e ingegnoso, ma questa volta intrappolato in un tono sbagliato: la spy story è infatti servita come commedia dark e surreale con tanto di musiche onnipresenti e sprezzantemente comiche. Il rischio è quello di lasciarsi andare, di perdersi nei meandri di una storia che avrebbe dovuto avere più appeal e che soprattutto finisce per galleggiare tra film d'intrattenimento e film di critica senza mai posarsi riflessivamente su una meritata identità. |
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