Cinema del Silenzio - Rivista di Cinema

Recensione: L'arco

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L'arco
titolo originale Hkwal
nazione Corea del Sud
anno 2005
regia Kim Ki-duk
genere Drammatico
durata 90 min.
distribuzione Mikado Film
cast H. Yeo-reum (La ragazzina) • J. Seong-hwang (L'uomo) • S. Ji-seok (Lo studente)
sceneggiatura K. Ki-duk
musiche K. Eun-il
fotografia J. Seung-Beck
montaggio K. Ki-duk
uscita nelle sale 28 Ottobre 2005
media voti redazione
L'arco Trama del film
Una bambina di sei anni rimasta sola al mondo, viene accolta da un uomo che la porta a vivere con se a bordo di un peschereccio dove gli unici ospiti sono le persone che di tanto in tanto affittano l'imbarcazione. L'uomo che col tempo si é innamorato della bambina, decide di sposarla quando compirà 17 anni ma uno studente s'intromette nel suo progetto innamorandosi a sua volta della ragazza...
Recensione “L'arco”
a cura di Andrea Olivieri  (voto: 6,5)
"L’ovvio annega."

I desideri e le speranze dell'uomo, sono troppo grandi per lasciare colei che ha scelto come sua sposa. "L’arco" (teso) di Kim Ki-duk agisce lontano ogni canone spazio-temporale, affidando alle immagini e alle sensazioni il racconto di una storia d’amore particolare, combattuta, all’interno della quale si mettono in funzione i meccanismi della vita e delle emozioni, dei sentimenti corrisposti e non, delle gioie sussurrate con malinconici sospiri e dei dolori taciuti da qualche lacrima versata.
Kim Ki-duk caratterizza le anime in pena della società crudelmente quotidiana, attraverso la violenza rappresentata in quei percorsi dove il dolore carnale lascia spazio a quello che trattiene lo spirito, tenendolo ingabbiato alla sua quotidianità vissuta in quello che si profila, giorno dopo giorno, un istinto nostalgico.
La protagonista, appesa sull’acqua, con i piedi che riescono a sfiorare la superficie del mare, osserva con sguardo perso (traiettoria arcuata) l’immutabilità della propria vita; la concezione dell’amore, dell’unione unione/disgregazione sociale, restano gli elementi basilari della pellicola: il sentimento inteso come assoluta rottura degli schemi è un inarrestabile flusso emotivo di sensazioni spesso contrastanti, una forma di salvezza all’ennesima potenza. Un tacito bisbiglio è la massima passione a cui si possa aspirare, un sorriso nascosto, una rivelazione. La dolce ambiguità sognante, è l’ossessione di un’altalena (amore) esistenziale rappresentata da una freccia e una corda di legno ormai invecchiata; un solo errore e l’equilibrio (precario) potrà disperdersi nell’infinito mare che circonda l’assordante silenzio della barca, rotto solo dallo scricchiolio prodotto dai passi…
Presentato in concorso a Cannes 2005.
Commenti del pubblico







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