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Londra, XIX Sec. Il piccolo Oliver Twist scappa dall'istituto per giovani orfani gestito dal perfido sig. Bumble e si unisce ad un gruppo di ladruncoli di strada che fanno capo al vecchio Fagin. Durante una delle scorribande del gruppetto di furfanti, Oliver viene arrestato mentre gli altri ragazzi riescono a farla franca. Tuttavia, quella che potrebbe essere una disgrazia, si rivela per il piccolo orfano una svolta felice perché in suo aiuto giunge il facoltoso sig. Brownlow, che testimonia in suo favore e dopo averlo fatto scagionare lo accoglie nella sua bella e confortevole casa... |
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"Percepire lo splendore."
Molto intelligentemente nascondendosi dietro il modello del personaggio letterario; Roman Polanski ricostruisce nei minimi dettagli l’intero mondo sociale della Londra vittoriana (anche se il set è stato in gran parte realizzato a Praga), in cui della tanto famigerata 'civiltà' ci sono pochissime tracce, anche perché Oliver viene risucchiato fin da subito nel vortice infimo della criminalità dei bassifondi. E’ una Londra paurosa quella in cui il bambino muove i suoi passi, assoldato da subito nella composita banda di furfantelli messa insieme dal temibile e bieco ladro ebreo Fagin (Ben Kingsley). In questa metropoli sporca, fatiscente, piena di criminali, puttane, ladri, affaristi, in preda alla corruzione e al malcostume, Polanski annulla, nel brulicare di un’umanità alla deriva, la differenza tra interni ed esterni: avvolge nell’oscurità sia le stanze di appartamenti e tribunali che le strade fangose di questa giungla moderna.
Tutti i personaggi nei loro spostamenti entrano ed escono da zone oscure (quelle del mondo di Polanski-Dickens), per cui, come avviene in quasi tutti i film di Polanski, lo spazio diventa puramente mentale: le strade diventano i corridoi della mente; la via d’uscita, e l’amarezza finale della finta salvezza, sono una evidente dichiarazione dell’impossibilità di sfuggire al male, che se viene superato momentaneamente come fatto privato, resta nelle maglie della storia degli uomini - piccoli o grandi, ricchi o poveri che siano -, verso cui, paradossalmente, ci si sente prima o poi attratti. |
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L'Oliver Twist di Polanski e' un commovente ritratto della poverta' inglese elisabettiana. E' tra gli adattamenti piu' fedeli al grande romanzo di Dickens e tra i piu' riusciti, dove si sentono gli odori di una Londra fumosa e sporca, ci si sente parte del gruppo di orfani ladri gestito dall'ebreo Fagin, anche se risente di un certo buonismo di troppo (che pero' non guasta dato che si rivolge ad un pubblico di piccoli spettatori). Da lodare la prova di Kingsley e una menzione per la colonna sonora composta da Rachel Portman. Da non sottovalutare.
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un Oliver Twist, o meglio un bell'Oliver Twist, ok, perché in effetti avrebbe anche potuto essere brutto e invece non lo è, affatto. mi aspettavo però da Polanski un tocco più personale.
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