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Estrela, baraccopoli creaola alla periferia di Lisbona. Un bambino nato solo da pochi giorni sta per scampare a molte morti. Tina, la giovane madre, lo prende tra le braccia e apre il gas. Salvato dal padre, il piccolo dormirà per le strade della città e si nutrirà di latte elemosinato. Per due volte rischierà di essere venduto, per disperazione, per amore, per niente... |
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Una pellicola che nel primo quarto d'ora pare quasi sfidarci a comprendere quali siano le relazioni tra i personaggi. Un racconto fatto di silenzi, di gesti quotidiani, costruito attraverso uno sguardo che si avvicina alla capacità di narrare quell'esistenza di corpi senza storie e senza passato, che sembrava appartenere solo ad autori come Tsai Ming-Liang.
Quello del regista portoghese è un cinema del presente, nel senso che ci trasporta in vicende vissute dai personaggi in tempo reale, e che tuttavia, trova un legame diretto con i maestri del passato nell'essere, ancora una volta e radicalmente, un cinema di immagini prima di tutto.
Molto più apprezzato all'estero che dal mercato interno, "Ossos" sembra apparire chiuso a qualsiasi apporto esterno.
Quello portoghese, più che di registi, è un cinema di artisti difficilmente riducibile a formule che possano riassumerne i percorsi sempre molto personali e che, tuttavia, delinea una o più tendenze, direzioni, derive, quasi a voler indicare che il cinema occidentale non può essere un punto di arrivo, bensì soltanto il luogo di continue partenze.
Una storia al margine, una vita filtrata attraverso l'occhio realistico del nuovo cinema portoghese, uno dei meno omologati al mondo. |