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Venezia. 1763. Lo scrittore Lorenzo Da Ponte conduce una vita dissoluta. Prete in origine, viene esiliato a Vienna per aver diffuso versi contro la Chiesa e il potere dell’Inquisizione.
Con il supporto del suo amico e mentore Casanova, Lorenzo viene presentato al maestro Salieri, compositore prediletto dell’Imperatore e conosce così Wolfgang Amadeus Mozart.
Intravedendo l’opportunità di frenare l’ascesa di Mozart, Salieri spinge Mozart a prendere questo sconosciuto libertino come suo librettista. La natura stessa di Lorenzo, invece, sarà fonte di ispirazione per una delle sue opere più audaci e potenti: Don Giovanni. |
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Si potrebbero sottolineare le musiche, l’impeccabile fotografia di Vittorio Storaro, i (pochi) virtuosismi di Carlos Saura; la verità è che tutti questi elementi erano le premesse di “Io, Don Giovanni”, e che a queste ci si ferma. Il film non dice nulla di nuovo, e non regge il confronto con i capisaldi del cinema mozartiano (“Amadeus”) né di quello su Casanova, ed evita saggiamente quello con con Visconti – che ha rappresentato tanto Vienna quanto Venezia come nessuno riuscirà più – ricorrendo ai fondali finti di un palcoscenico teatrale. Teatrale, anzi operistica, è la recitazione di tutti, eccezion fatta per il protagonista Lorenzo Balducci che tenta di dare al suo Lorenzo Da Ponte un taglio più cinematografico. Molto stile, poca utilità. |
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News sul film “Io, Don Giovanni” |
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