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Campagna intorno a Milano, anno 1158. Un ragazzo salva fortunosamente la vita a uno sconosciuto cavaliere. Si chiama Alberto da Giussano, milanese e figlio di un fabbro, e non crede ai suoi occhi quando capisce che il guerriero imponente che ha di fronte è Federico I di Hohenstaufen, l'Imperatore.
E' il primo di una serie di fatali incontri tra due personaggi che per origini e condizione sociale non avrebbero mai potuto incontrarsi. Federico ha un sogno: la realizzazione dell'impero universale. E, insieme, un dubbio che lo tormenta: è davvero lui che Dio ha eletto per quella missione? |
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Milano è la porta per la Sicilia
Fortemente voluto dalla Lega, costato 30 milioni in parte finanziati dal MiBAC, esce nelle sale di tutta Italia “Barbarossa”, un film non su Federico I di Hohenstaufen ma sul lombardo Alberto da Giussano: ribattezzato fin dall’inizio della lavorazione del film il “Braveheart” padano, Alberto (Raz Degan) ricalca le orme del più famoso eroe scozzese tanto nelle parole quanto nelle azioni, per non dire nelle scene intere che precedono le battaglie. Renzo Martinelli porta avanti un’operazione con pecche tali da rasentare spesso il grottesco senza bisogno di scomodare l’ideologia alla base, mostrando con una pulizia ed un ordine ben poco duecenteschi la lotta dei comuni lombardi, capaci di superare le proprie rivalità per combattere l’Impero. Lo fa con uno stile pomposo e retorico, finendo quasi inevitabilmente fuori dagli argini con effetti speciali infantili che portano ben presto lo spettatore ad avere le lacrime agli occhi; dalle risate. Lacrime che magari gli nascondono il furgoncino che passa sullo sfondo, sotto la pioggia...
Il film è un collage dei più famosi film che lo hanno preceduto, e questo risponde all’interrogativo sulla mancanza di film epici italiani: lo show-business ha delle sue meccaniche ben oliate, e si finisce per realizzare l’ennesima ripetizione. “Barbarossa” ha però un involontario lato comico che gli altri film non hanno, come se dall’acqua non si fosse guardato il solo Imperatore, ma tutti gli sceneggiatori in fase di stesura: la mancanza più vistosa è quella di pathos nella scena della finta morte di Eleonora, mentre il punto di non ritorno è toccato fin troppo presto, quando la moglie (minorenne) di Federico gli intima “distruggi Milano, mio Signore”, e da quel momento lo spettatore capisce che per una volta le sue risate non disturberanno gli altri spettatori. |
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Commenti del pubblico |
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Ultimi commenti e voti |
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Alla ricerca di un film brutto (ma veramente brutto) da commentare, mi ero quasi dimenticato dell'epopea sul Barbarossa, ambientata da Martinelli tra la Brianza, un videogioco tipo Diablo I e The Sims, quest'ultimo per l'ambientazione del castello del Barbarossa. In breve, la scenografia e gli effetti speciali sono dilettantistici e forse anche negli anni '60 e '70 si sarebbe potuto fare meglio. Razza di Cane è Razza di Cane. Kasia Smutniak è la bella di turno (quando è pulita è veramente bella). R. Hauer, dopo Blade Runner, è un attore in caduta libera. Martinelli è un regista quasi grande come Uwe Bohl. La sceneggiatura è semplicistica e mira a copiare pedissequamente Braveheart fino al punto che Roberto da Giussano stava quasi per dipingersi la faccia di blu e di bianco dalla vergogna. Infine, questo masterpiece è stato promosso dal più grande, colto e raffinato critico di tutti i tempi, Umberto Bossi.
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Il "Braveheart de'noatri": un minestrone vomitevole di scenografie di cartapesta, effettacci speciali da videogame preistorico, musichette da baraccone di paese plagiate da Il Gladiatore e ridicole battaglie come non se ne vedevano dai tempi dei Macistoni di Tanio Boccia, per non parlate degli attori, a cominciare dal bastonato Raz D'UnCan, all'oscuro di cosa significa recitare. Se Martinelli e' la risposta italiana a Ridley Scott al genere storico, tanto vale dire che Tinto Brass e' il Bergman del fondoschiena. Visto in classe come "lezione di storia", e' servito solo per saltare due ore di italiano(che ora rimpiango).Dodici milioni spesi (di cui piu' di un milione pubblici) e meno di un milione tirato incassato.Praticamente, nemmeno chi lo ha realizzato ha avuto il coraggio di rivederlo,questo obbrobrio.
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3,5
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Questo film non è stato capito. Non è il manifesto della Lega Nord ma il (meraviglioso) tentativo di riportare il trash - quello vero - in Italia! Consiglio a tutti di vederlo con l'avanti veloce per gustarsi la scena del "pugnale de foco"!!
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News sul film “Barbarossa” |
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Martinelli: fatto 30, facciamo 42... ( 5 Maggio 2010)
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