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Tre ragazzi del sud Italia, in seguito alla feroce repressione borbonica dei moti che nel 1828 vedono coinvolte le loro famiglie, maturano la decisione di affiliarsi alla Giovine Italia di Giuseppe Mazzini. Attraverso quattro episodi che corrispondono ad altrettante pagine oscure del processo risorgimentale per l’unità d’Italia, le vite di Domenico, Angelo e Salvatore verranno segnate tragicamente dalla loro missione di cospiratori e rivoluzionari, sospese come saranno tra rigore morale e pulsione omicida, spirito di sacrificio e paura, carcere e clandestinità, slanci ideali e disillusioni politiche. Sullo sfondo, la storia più sconosciuta della nascita del paese, dei conflitti implacabili tra i “padri della patria”, dell’insanabile frattura tra nord e sud, delle radici contorte su cui sì è sviluppata l’Italia in cui viviamo. |
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La visione prospettica di Martone, condotta su un piano estraniante, centra il dramma del nostro Risorgimento, focalizzando l'attenzione sui martiri della Giovine Italia legati alla figura carismatica di Giuseppe Mazzini. Il film convince in tutto e inaspettatamente sorprende per l'originalità della narrazione. Perfetta la scelta delle musiche, imponenti e patriottiche, di Verdi e Bellini. |
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REGIA - SCENEGGIATURA - MUSICHE - ORIGINALITÀ - IMPEGNO | |
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RITMO | |
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Commenti del pubblico |
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Ultimi commenti e voti |
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7,5
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8
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7,5
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Gretta, superba e assassina. La nostra patria nella genesi della Storia del Risorgimento e delle storie, intrecciate come in un romanzo (storico per l'appunto) che racconta le vicende di tre appartenenti alla Giovine Italia che partono dal Sud. Un film quasi didattico che mostra delle porte per farne aprire altre mille sulla storia del nostro paese che si studia a scuola e si dimentica in fretta. Questo il grandissimo merito del film. Per chi invece cerca cinema un po' di delusione, per la lunghezza e l'incartamento soprattutto nella prima parte dei dialoghi.
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6
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Io ho trovato il film oscuro nel significato e molto e inutilmente complicato nella sua elaborazione. Non coinvolge e annoia terribilmente per le sue lungaggini. Naturalmente capisco la difficoltà di realizzare un lungometraggio che abbia come tema il Risorgimento ma un film, qualunque tema affronti, deve "interessare" lo spettatore e cercare di comunicargli qualcosa. Questo non ci è riuscito.
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5,5
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6
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Si poteva fare molto di più perchè la meticolosità della sceneggiatura merita. Il film non scorre, scene migliori quelle fatte all'interno rispetto alle esterne che per un film che dovrebbe magnificare l'Italia è tutto dire. Bene Lo cascio ma dello spirito Risorgimentale rimane ben poco, ben più evidenti le invidie personali, le fratture e la cattiva politica che bastava fare un affresco della modernità.
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6,5
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9
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Dell'Italia. Noi credevamo è un affresco metastorico di rara intensità, coraggioso e importante che riesce ad evitare tutte le retoriche di un'opera sul risorgimento; tra le pieghe della sua nascita si dipana l'intera Storia d'Italia, che squarcia la tela della pur perfetta ricostruzione storica: aprendola sulla contemporaneità (il garage, la scala in metallo del patibolo, i piloni in cemento) comprimendo il tempo della storia passata su quella presente e viceversa, delineando il "manifesto destino" di un albero piantato già malato (come dice la Belgiojoso, vera e propria coscienza del risorgimento e quindi dell'Italia stessa) quale è l'Italia. Del Risorgimento non si vede quasi nulla; Martone evita tutto l'epos tràdito in luogo di episodi all'estero (Mazzini,l'attentato a Napoleone III) o il buio di una prigione: è l'analisi di una ideologia, di un credo che solo alla fine esce allo scoperto su ciò che rimane: un campo di cadaveri in decomposizione, una nazione già morta appena nata.
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6
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Importante e significativo nel suo messaggio, quanto lento e pesante nel suo svolgimento. un'occasione mancata, che ripaga solo parzialmente con un grande finale tre ore di sofferta lotta contro le lusinghe di Morfeo. Ha almeno il pregio di essere amaro e privo di retorica, in un anno pieno di fastidiosi strombazzamenti risorgimental-patriottici
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