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Il giovane Alessandro Magno, divorato dal desiderio di gloria e avventura, parte dalla Macedonia per conquistare ed estendere il suo dominio fino ai territori oggi noti come Asia centrale, portando il suo esercito in zone dove fino ad allora mai nessun occidentale era arrivato. Portava dentro di sé il desiderio di guadagnare l'approvazione del padre Filippo, le difficoltà con l'ambiziosa moglie persiana Roxane e il sostegno della profonda amicizia con l'amico Efestione. Insieme al suo generale Tolomeo non è mai sconfitto in battaglia, cosa mai successa nella storia militare. Alessandro e i suoi uomini si spingono attraverso deserti, montagne, giungle misteriose, lottando con chiunque osi ostacolare il loro cammino. |
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Impossibile raccontare una storia senza un punto di vista.
L’ambizioso lungometraggio che Oliver Stone propone non è altro che la sua personale visione di un uomo che ancora oggi è sospeso tra mito, leggenda e realtà: Alessandro Magno.
Ammiccando all’immaginario collettivo e gettandosi a capofitto alla ricerca di una caratterizzazione psicologica, il film ripercorre le tappe fondamentali della vita del grande condottiero partendo dalla nascita a Pelle, passando attraverso l’educazione aristotelica, per poi giungere alla conquista di uno dei più grandi imperi della storia antica.
I personaggi che ruotano attorno alla vita di Alessandro sono esasperati fino alla deformazione e grazie a queste caratterizzazioni i messaggi arrivano forti e chiari.
Il lato più fragile di quest’uomo, che divenne re all’età di soli vent’anni, appare evidente soprattutto nel tragico rapporto edipico con il padre Filippo, violento e incline al bere, e la madre Olimpiade, possessiva e ambigua.
Il declino di quest’animo indomito, dovuto alla lucida follia di conquistare il mondo, porta Alessandro a compiere scelte inspiegabili: per diversi anni conduce le sue truppe in terre mai esplorate fino ad arrivare alle pendici dell’Himalaya, che non potendo essere valicate vengono aggirate passando per l’India; si sposa tre volte e sceglie le sue compagne tra le popolazioni conquistate sfidando le tradizioni politiche dell’epoca.
Senza soffermarci troppo su come la cultura classica vivesse liberamente l’omosessualità, è da sottolineare quanto scandaloso sia che Stone, trattando apertamente del profondo legame tra il condottiero ed Efestione, si sia inimicato gran parte della critica statunitense invece di essere valorizzato per la lucidità delle scelte di regia.
Nelle scene di battaglia, la grande esperienza del regista crea suggestioni che raramente si possono vedere sul grande schermo: l’uso puro della cinepresa, i rallentamenti e le velocizzazioni, i colori virati, la cinica crudeltà delle lacerazioni corporee, proiettano lo spettatore nel bel mezzo di quella che probabilmente potrebbe essere stata una pugna nel IV sec. A.C.
Abbastanza fedele dal punto storico, il film si avvale della collaborazione del prof. Robin Fox Lane (docente di storia antica ad Oxford) anche se, ancora una volta, non si capisce da dove affiori quel perverso gusto tipicamente statunitense che consiste nell’inserire particolari “fantastorici”.
Dopo aver occupato il palazzo reale di Babele, Alessandro ed Efestione contemplano il grandioso panorama quando sullo sfondo (per la gioia di tutti quelli aspettavano da tempo una prova della sua esistenza) spicca una maestosa torre in fase di costruzione.
La gratuità di questa citazione appare come l’ennesimo simbolo della superbia e dell’incomunicabilità di cui noi occidentali siamo maestri indiscussi.
Nonostante abbagli di questo tipo, dovuti, spero, all’esagerata spettacolarizzazione tipica della narrazione cinematografica, “Alexander” è un prodotto creativo che possiede una sua dignità ponendosi molto al di sopra di recenti produzioni di questo genere (vedi “Il gladiatore” e “Troy”) dove fatti e personaggi perdono la loro veridicità storiografica per piegarsi inesorabilmente alle spietate leggi di mercato. |