Recensione: Faust (2010)

grandissimo film, a mio aviso un vero capolavoro. il maestro russo rielabora il mito faustiano, lo porta alle estreme conseguenze, e si sbarazza del romanticismo.

capita raramente di vedere un film in cui non succede praticamente nulla, ma in cui si tratta del bene, del male, della ricerca della verità, di Dio, del Diavolo, della miseria e della violenza in maniera così visivamente coinvolgente, nell'inimitabile stile Sokurov. Un capolavoro

Un film difficile, anche per animi temprati, il cui significato risulta in varie parti inafferrabile ma sempre intenso, ricco di immagini e visioni ora sublimi ora apocalittiche, ora veriste ora surreali.Si ha l'idea di aver scoperchiato il vaso di pandora al cui interno era riposto tutto lo scibile umano, una immane mole di idee e pensieri e caratteri. Occorrerebbe vederlo più volte per cercare di afferrare tutte le diverse chiavi di lettura contenute al suo interno e tutti i significati e le simbologie in esso riposti. Ma sarebbe impresa ardua e impossibile da realizzarsi, non per animi umani

capolavoro cinematografico

Reinterpretazione di uno dei grandi classici della letteratura, il Faust di Sokurov è autoriale sotto ogni aspetto, dalla recitazione marcatamente teatrale all'uso della luce con i suoi filtri verdi, grigi, bianchi. Il personaggio del Faust è prima di tutto uomo e solo poi personaggio. Infinitamente contradditorio, a volte insensato, così terreno nell'aspetto più viscido del termine. A dir poco splendido nel suo abito grottesco Mauricius, piccolo diavolo deforme.
In questa versione dell'opera il dottore è alla ricerca di beni terreni e materiali che facilmente un usuraio può possedere o comprare: il cibo e il sesso. Leone d'oro meritato. Un peccato per la scarsa distribuzione nelle sale (poco più di una decina in tutta Italia).