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Recensione: Chicken Little

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Chicken Little
titolo originale Chicken Little
nazione U.S.A.
anno 2005
regia Mark Dindal
genere Animazione
durata 77 min.
distribuzione Buena Vista International
sceneggiatura S. BencichR. Friedman
musiche J. Debney
montaggio D. Molina
uscita nelle sale 2 Dicembre 2005
media voti redazione
Chicken Little Trama del film
Dopo aver causato il panico generale, scambiando la caduta di una bacca per un cataclisma, il giovane pollo Chicken Little decide di riedificare la propria reputazione. Ma il cataclisma è davvero in arrivo e Chicken Little e i suoi amici dovranno salvare il mondo.
Recensione “Chicken Little”
a cura di Vaniel Maestosi  (voto: 5)
L'eroe Disney di quest'anno è un tenero ed imbranato pulcino di nome Chicken Little. In realtà, rispetto ai suoi predecessori, l'ultimo cartone di Natale è piuttosto deludente, nonostante la sofisticata lavorazione 3D. Ma spesso l'innovazione tecnologica non si fonde con la capacità di emozionare. Il piccolo protagonista è un pollo imbevuto del tipico moralismo americano che trasuda dai dialoghi abbastanza banali. Il confronto padre-figlio è il tema principale, affrontato con una retorica disarmante pari alla sua conclusione che si sintetizza nel motto: "puoi fare grandi cose anche se sei piccolo” o una sorta di “nella botte piccola c’è il vino buono”.
Il film scorre tra spudorati omaggi allo Spielberg “Guerra dei Mondi”, grassi stacchetti del maiale Aldo Cotechino e consueta scelta di voci famose come quella del sindaco del paese che consegna le chiavi della città agli alieni, un divertito e divertente Walter Veltroni.
I realizzatori, regista e produttore, sono gli stessi creatori di “Le follie dell'imperatore”; la Disney, dopo aver abbandonato il classico 2D, si sta impegnando nella tecnica 3D, sia per quanto riguarda la grafica complessiva sia la rappresentazione più particolare dei personaggi, ma è proprio in questo passaggio che la Disney si perde, rinunciando alla storia e alla sfumatura poetica per intraprendere la nuova tecnica che permette di creare azioni estreme e rende più elastica l’espressione grafica.
Ne esce una serie di gags, omaggio a qualche pop-culture, con alcune scene molto belle, come la città di Quercia Ghiandosa, e nulla più.
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