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Recensione: Parole d'amore

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Parole d'amore
titolo originale Bee Season
nazione U.S.A.
anno 2005
regia Scott McGeheeDavid Siegel
genere Drammatico
durata 104 min.
distribuzione I.I.F.
cast R. Gere (Saul Naumann) • J. Binoche (Miriam Naumann) • F. Cross (Eliza Naumann) • M. Minghella (Aaron Naumann) • K. Bosworth (Chali)
sceneggiatura N. Foner
musiche P. Nashel
fotografia G. Nuttgens
montaggio L. Zuckerman
uscita nelle sale 23 Dicembre 2005
media voti redazione
Parole d'amore Trama del film
L'undicenne Eliza Naumann ha un dono speciale: è bravissima a scomporre in lettere le parole. Suo padre Saul, uno studioso delle religioni, è molto fiero di lei e fa di tutto per incoraggiarla ed aiutarla in vista dei Campionati Nazionali di Abilità Ortografica che si terranno a Washington D.C. Tuttavia, il rapporto così stretto e confidenziale tra padre e figlia finisce per sconvolgere il già precario equilibrio della famiglia Naumann e quello che sembrava un nucleo unito si rivela essere un gruppo di persone occupate a seguire percorsi diversi. Sarà la piccola Eliza a trovare il modo per ricomporre l'unità della famiglia...
Recensione “Parole d'amore”
a cura di Andrea Peresano  (voto: 5)
“Parole d’amore” è l’adattamento cinematografico del bellissimo romanzo di Myla Goldberg “La stagione delle api”, edito in Italia da Fazi, che racconta l’infanzia della giovane ebrea Eliza Naumann che, cresciuta in una famiglia di geni, dopo anni di mediocrità si riscatta grazie alla sua eccezionale capacità nel sillabare le parole. Il padre, studioso di religioni, vedrà in questo un dono interpretando la dote della figlia attraverso la convinzione che nelle lettere e nelle parole è nascosto un modo per arrivare a Dio e parlargli.
Il film indebolisce notevolmente la carica mistica del libro, ma comunque riporta le caratteristiche principali della narrazione, giocata fra la ricerca da parte di tutti i membri del nucleo famigliare della propria spiritualità e i conflitti interni classici di una famiglia, dagli attriti padre-figlio alle incomprensioni fra moglie e marito o alle gelosie tra fratelli, ma che, se ad un primo sguardo possono sembrare anche un po’ banali, uniti a crisi spirituali, visioni ed esaurimenti nervosi vari diventano poco credibili, senza contare che tutto avviene sullo sfondo di una di quelle tradizioni americane che a noi europei risulta alquanto bizzarra: le gare di spelling.
Di fondo la storia sarebbe interessante, trattando il rapporto con la misticità attraverso la cabala e gli insegnamenti del mistico ebraico medievale Abulafia o parlando delle comunità buddiste e toccando anche le altre religioni fino ai rituali personali creati dalla madre della piccola Eliza, ma non si è riusciti a riportare sullo schermo in maniera forte queste tematiche e probabilmente non si è nemmeno voluto farlo, per non incorrere in ovvi rischi legati ad un argomento così delicato.
Sembra poco azzeccata la scelta degli interpreti adulti, mentre dei giovani non ci possiamo lamentare. Troppo romanzato in alcune parti risulta in altre poco comprensibile ed oscuro, soprattutto per certe scelte fatte dai personaggi.
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