|
|
Mentre Michele viene lasciato da Silvia, Luigi cerca di mettere in piedi uno spettacolo teatrale. La compagnia improvvisata si prepara dapprima affrontando la scalata di un monte, quindi provando in una cantina. Prima ancora della capacità, a tutti quanti manca la fiducia in se stessi: il risultato, tra il tragico e il grottesco, li lascia indifferenti. |
|
|
|
“Nel cinema, gli attori sono la borghesia, l’immagine è il proletariato; la colonna sonora è la piccola borghesia eternamente oscillante tra l’una e l’altro. L’immagine, in quanto proletariato, deve prendere il potere nel film dopo una lunga lotta.”
La meta-borghesia morettiana, prima ancora di perdere la lotta col proletariato, soccombe a causa della propria natura; l’autarchia rimane una chimera per tutti i personaggi portati alla luce-ombra del grottesco set-teatro. Mentre Luigi prova a costruire qualcosa, con risultati disastrosi, Michele distrugge tutto ciò che lo circonda: il suo rapporto con Silvia, quello col figlio, le sue velleità cinematografiche, lo spettacolo di Luigi. Su binari paralleli viaggiano la sua incapacità di rapportarsi con Silvia, dalla quale scaturisce la separazione, e la mancanza di volontà, da parte di tutti i componenti la compagnia, di rapportarsi l’un l’altro. Proprio questa non volontà di condivisione permette loro di convivere quel tanto che basta per portare a termine lo spettacolo, ma al di fuori del set, e spesso anche là dentro, ognuno parla da solo.
Le liti iniziali, le nevrosi che diverranno tratto caratteristico dell’opera morettiana, lasciano ben presto campo all’apatia generata dal terrore di concludere qualcosa: così Luigi entra in crisi nel contattare un critico teatrale, Giorgio quand’è chiamato per fare una supplenza, Michele nel passare dal pensiero all’azione.
Beckett, da oggetto nelle mani di Moretti attore, lo fa suo oggetto, soggettivandosi in Moretti regista: i due linguaggi di Luigi e Michele, così divergenti, vengono a coincidere nell’atto di una sperimentazione visiva, nell’immagine-proletariato che li vede, l’uno bastonato da un bambino, l’altro nudo in una vasca intento ad autocensurarsi, affiancati al termine della loro ascesa surreale, mentre condividono la loro assenza d’illusioni; in cima alla montagna, dove s’apre al loro sguardo il mare, si voltano e tornano a valle. |