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Il mago dodicenne Harry Potter torna a Hogwarts, la scuola di magia e stregoneria, per il suo secondo anno scolastico; come al solito dovrà affrontare i problemi che gli vengono dalla sua immensa popolarità; ma quest'anno un' insidia ben peggiore grava su Harry, i suoi amici e gli altri scolari: la leggendaria Camera dei Segreti, che si vuole costruita da uno dei fondatori della scuola con intenti piuttosto discutibili, è stata riaperta e il suo orribile ospite si aggira nottetempo nei corridoi di Hogwarts... |
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"Incanto e stupore."
Portare il piccolo mago Harry sullo schermo è stata un’operazione molto più agevole di quella compiuta da Peter Jackson con "Il Signore degli Anelli". Il merito di Chris Columbus, perlomeno nel primo film, era stato quello di non adagiarsi sul testo di partenza, ma di attuare una "riscrittura" visiva attraverso una visualità basata su un barocchismo della messa in scena in grado di saziare la vista e di fare la storia.
"Harry Potter e la camera dei segreti" è un film d’avventura per ragazzi come l’originale, ma lo è in modo ancora più classico, poiché riesce a fondere perfettamente divertimento e paura all’interno della forma avventurosa più affascinante: l’investigazione. Columbus innalza la sua enorme cattedrale gotica, entro cui l’agilità e la precisione dei movimenti del congegno narrativo giocano con il sapere del pubblico; il protagonista è seguito dallo spettatore tra l’alternativa dello scherzo con la sorpresa paurosa, e quella, anche, del piacere di gustare, in un altro sapore, quello che già si è assaggiato.
Animali inventati, fino alle creature della mitologia, al romanzo gotico, alle storie di fantasmi, all’alchimia, ai paradossi della commedia, della parodia e della satira, del paese della Cuccagna, ma anche all’aracnofobia dei film dell’orrore e al politically correct. Questa dimensione irreale, sembra, in effetti, un talentuoso videogioco coloratissimo e vivace, dove ci si trova di fronte a una miriade di nemici dai poteri spaventosi e ciascuno di noi è il giocatore protagonista che alla fine, sbaragliando gli avversari, totalizza più punti e vince. Ma il mago bambino non ha lo spessore degli eroi dei veri romanzi, poiché non ha vita interiore, non risolve conflitti in se stesso: quello del fanciullo stregone è un semplice percorso a ostacoli, con tappe da superare; lui è e resta bambino dall’inizio alla fine e ciò che le sue avventure gli insegnano è l’uso dei suoi poteri cioè il meccanismo del gioco; quando si imparano i trucchi si diventa più abili e alla fine si vince. |
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Per il secondo capitolo della saga, Columbus replica quasi alla stessa maniera le caratteristiche del film precedente: grande fedelta' al libro della Rowling, lo sfarzo di costumi, scene e musiche ad aumentare la grandiosita' del prodotto e tanti colpi di scena e azione. Questa volta pero' il regista instaura un'atmosfera decisamente piu' cupa e lugubre che forse appesantisce la visione per chi si aspettava il classico "film per ragazzi" ma che non toglie suspence e intrattenimento, anche se la durata risulta forse eccessiva. Ottima la scelta di Branagh come svitato professore.
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