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Un uomo vive riscuotendo i crediti degli usurai, senza pietà né comprensione per le sue vittime. Il suo sguardo sul mondo cambia quando un giorno gli si presenta una donna, confessandogli di essere sua madre. Ben presto, però, la donna scompare misteriosamente, forse rapita proprio da una delle persone che l'uomo ha tanto duramente perseguitato. |
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Ultimi commenti e voti |
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8,5
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Pietà, sacrificio e sympatheia in una Corea governata dal capitalismo e dalla crescita a tutti i costi, senza controlli, senza rispetto per chi rimane indietro o semplicemente non ce la fa, senza rispetto per un'ambiente che diventa sempre più antropizzato ed inquinato. Il prezzo della sympatheia, della pietas, della condivisione del dolore altrui: la distruzione del protagonista, trascinato al seguito di un'auto fino al sopraggiungere della morte. Film semplicemente bellissimo.
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8
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8
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Pieta' nella Corea di oggi non sembra essercene affatto; appare a tratti un'amara costatazione delle tragedie prodotte dallo sviluppo incredibile di un paese fino a qualche decennio fa sottosviluppato. Ma nella miseria umana si ritrovano "amore, onore, violenza, furia, odio, gelosia e soprattutto vendetta." Come al solito Kim Ki Duk non fa sconti o si odia o si ama. Una violenza che lacera la carne in una macabra gara a chi e' piu' disperato. Pieta' per non averlo visto prima.
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8
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7,5
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Un film duro, cinico a tratti fastidioso. Poi cambia, sembra prevalere una speranza .....ci illude ci spiazza e ci stupisce. E la pieta' del titolo e' li a portata di mano ma sembra irragiungibile!
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8
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Pietà è il protagonista assente del film,puntualmente negata da un evento o da una azione,la sfiorano, la chiedono,hanno solo l opportunità di averla. La imitano i principali protagonisti anche nella locandina ,ma è un dono Divino, non è per le bassezze di questo mondo descritte nel film Forse questo vuole raccontarci il regista attraverso un film crudo ,netto,come spesso lo è il cinema orientale
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6
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4,5
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Andare contro corrente è in questo caso d'obbligo. Un Kim Kiduk minore per non dire minimo. Non salverei niente: dalla messa in scena a tratti sciatta, alle interpretazioni tutte insopportabilmente sopra alle righe, fino agli episodi più crudi a volte eccessivamente compiaciuti altre volte involontariamente comici. Aggiungerei che il doppiaggio è inqualificabile (soprattutto per un film vincitore a Venezia). Gli elementi poetici sono solo sulla carte, le svolte narrative più crude appaiono per lo più gratutite ed infine della pietà del titolo io non ho trovato traccia. Con un gelido incedere si passa da animali trucidati, cannibalismo, stupri, mutilazioni, suicidi, masturbazioni, incesti,... per arrivare a costruire una invettiva banalotta sul denaro sterco del mondo. E la memoria va a "L'argent" ultima opera di Bresson. Stesso tema ma quanta differenza di stile....
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8
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forse un pelino troppo cattivo - e Kim Ki-duk non è certo uno che abbia bisogno di esagerare, per colpire chi guarda - ma comunque assolutamente strepitoso e imperdibile, come l'intera filmografia di questo regista, che è capace non solo di guardare dritto negli occhi l'animo umano, con tutti i suoi abissi e i suoi orrori, ma anche di restituirci quello che vede tratteggiando linee di un tale nitore e di una tale semplicità apparente da farci quasi dimenticare che siamo con ogni probabilità a cospetto del Genio. P.S. per favore, stiamo (tutti, anch'io) un po' più attenti agli spoiler? grazie :)
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7
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