Quando si guarda un vecchio, spesso si riesce a vedere solo un vecchio: un corpo in irrimediabile declino e una mente offuscata, vittima dei suoi stessi capricci. Jeanne Moreau riesce a ricordarci che dietro quel vecchio c’è una persona, fiera, testarda, tenace, meravigliosamente viva e instancabilmente coerente con ciò che era... ed è. |
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7,5
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Dopo Amour, un altro film dedicato alla terza età. Meno tragico e tagliente, senza dubbio, ma non meno autentico. Un ritratto delicato e dolce, malinconico e poetico, ambientato in una Parigi magica e sognante, a cui danno corpo due grandissime attrici, una celeberrima, una sconosciuta. La Moreau non è certo l'unica ragione per vedere questo film, che è stato per me una piacevolissima sorpresa.
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7
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La Moreau è davvero sempre mitica e in gran forma ma anche gli altri attori non sfigurano, nella loro diversità, al suo cospetto. Un'aura emozionale avvolge le loro vite interiori fatte di silenzi, di sguardi profondi e di scarni dialoghi in questa umana vicenda molto delicata, quasi intima, forse apparentemente troppo semplice e sicuramente non originale nella trama ma la cui impressione rimane a lungo nella memoria dopo la visione. La stessa Parigi è una città dell'anima, attraversata come è quasi sempre di notte, con le luci soffuse, spoglia e malinconica, magica e pregna d'atmosfera. Il film si lascia vedere con piacere e partecipazione.
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6,5
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non è il monumento alla mitica Jeanne Moreau tutto basato sulla mitica Jeanne Moreau e basta, con poca cura per tutto il resto, che mi aspettavo. se è lei a dominare il quadro, con la sua solita verve (e nessuna meglio di lei, per un personaggio come Frida), le estoni a Parigi sono due a tutti gli effetti, e altrettanto spazio ha il più delicato e articolato personaggio interpretato dalla Magi, la cui bravura mi ha colpito anche di più, specialmente all'inizio del film (forse perché quella di J.M. è del tutto scontata). la sceneggiatura però non è il massimo, quello che accade è messo lì un po' così, e per dargli un senso bisogna rifletterci un attimo, perché le emozioni - non "agganciate" - non aiutano.
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